A Napoli si dice: ‘o Purp se coce dint’all’acqua soje, volendo indicare che ognuno si costruisce il destino con le proprie mani. E’ proprio ciò che sta accadendo a quella che oggi viene definita la “minoranza” del Partito democratico e che è stata fino all’avvento del ragazzo di Firenze, la granitica maggioranza. Accade che con il job act, il governo intende attuare l’eliminazione dell’articolo diciotto dello Statuto dei lavoratori, la “foglia di fico” che pudicamente ancora copre la devastazione dei diritti che ha condotto il nostro Paese a essere al vertice delle forme di sfruttamento del lavoro in Europa e anche oltre.

La cosiddetta sinistra del Pd è contraria e prepara l’opposizione, sapendo che alla fine il progetto passerà perché loro non potranno assumersi la responsabilità di far cadere il governo, su un provvedimento di capitale importanza. Così continuerà a cuocere come il polpo nell’acqua che ha generato in questi anni che hanno portato attraverso svolte e contro-svolte, allo snaturamento di un partito che aveva storicamente rappresentato più di ogni altro il mondo del lavoro, i sindacati e tutte le forze che si battevano per il riscatto sociale.

I dirigenti della sinistra sono stati gli apprendisti stregoni, i dott. Stranamore di un cambiamento, fatto passare per rinnovamento che ha mano mano tagliato le radici su cui poggiava la pianta della sinistra. Hanno negato il nome e i simboli, hanno abiurato la cultura della sinistra, facendola passare per paccottiglia del passato, hanno sposato la causa della “modernità del pensiero unico”, hanno perseguito e maldestramente imitato le forme del marketing comunicativo che affidava tutto all’uomo della provvidenza, l’unto dal Signore, incarnato da Berlusconi, abbattendo regole, costumi e morale che avevano distinto la sinistra come un sistema di valori opposti a quelli dell’arrivismo individualista e dell’egoismo capitalista.

Così attraverso una serie di goffe rappresentazioni e tragicomiche farse, si è passati da sconfitta a sconfitta, da complotti e menzogne (per tutti i tradimenti di Prodi), a far avanzare e prendere il potere a una razza di pescecani autentici, icasticamente rappresentati dall’hastag “#staiserenoEnrico” preludio della congiura di Palazzo che ha portato il giovane autocrate al potere.

Le ragioni della crisi verticale del sistema politico italiano, sono ovviamente più profonde, di quanto possa questa breve polemica raccontare e ancor più interpretare. Si tratta della caduta del ciclo d’espansione economica che ha determinato l’affermazione di un capitalismo finanziario selvaggio e violento, contro il quale le difese erette dalle poche forze che vi si contrappongono, sono state finora del tutto inadeguate. Si parla del mondo, della globalizzazione, dell’ingresso sulla scena mondiale di protagonisti inattesi fino a non molti anni fa.

E però, è certo che l’Italia tra tutti i paesi europei, è quello che ha risposto peggio di altri, lasciando che prevalessero forze regressive, incapaci di indicare una prospettiva alternativa. Da noi l’ingiustizia, le diseguaglianze, la povertà sono aumentate più che in ogni altro Paese e ora abbiamo anche un governo che su questo terreno va oltre la stessa destra. Che piacere!

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