Alcune decine di dipendenti a termine dell'istituto hanno occupato la sala stampa ritardando la presentazione che il ministero dell'Economia attende con ansia. Si tratta del prodotto interno lordo del 2013 rivisto tenendo conto anche dei proventi da attività illegali come spaccio di droga e prostituzione
Una protesta dei precari dell’Istat fa rimanere con il fiato sospeso più del previsto il governo di Matteo Renzi. Che attendeva con trepidazione la diffusione, nella mattinata del 22 settembre, dei dati sul tanto discusso “nuovo” Pil ricalcolato (secondo le regole Esa2010 stabilite a livello europeo) inserendovi anche i proventi di attività illegali come la vendita di droga, la prostituzione e il contrabbando. Come è noto il ministero dell’Economia ha fatto slittare all’1 ottobre la revisione del Documento di economia e finanza proprio per poter contare su un prodotto interno lordo 2013 decisamente più “robusto”. Quello del 2011, per il quale l’aggiornamento è già stato comunicato, è risultato più alto di ben 59 miliardi grazie appunto ai traffici illegali ma anche alle spese per ricerca e sviluppo e per armamenti. Ebbene, Pier Carlo Padoan e i suoi dovranno mettersi il cuore in pace e aspettare ancora. Perché una delegazione di alcune decine di lavoratori precari, in rappresentanza di 375 dipendenti a termine dell’istituto di statistica, ha occupato la sala stampa, impedendo di procedere al briefing durante il quale avrebbero dovuto essere presentati i dati.
Nel frattempo sono invece stati diffusi i (brutti) numeri sul fatturato dell’industria, che a luglio è sceso dell’1% su giugno registrando flessioni sia sul mercato estero (-1,4%) sia su quello interno (-0,9%). Rispetto al luglio 2013 il fatturato totale è diminuito invece dell’1,3%, con un calo del 2,2% sul mercato interno ed un incremento dello 0,5% su quello estero. Nella media degli ultimi tre mesi, l’indice complessivo è calato dell’1,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Ma in questo caso, segnale preoccupante visto che l’export è l’unica componente della domanda che ancora “tiene”, il fatturato estero si è ridotto più di quello interno: -1,3% contro -1,2%.