Dal tavolo delle riforme al banco degli imputati il passo è più breve di quanto richiederebbe una democrazia matura e si accorcia inesorabilmente ad ogni rinvio a giudizio. Sarà un 2015 impegnativo sotto il profilo degli impegni con la Giustizia quello di Denis Verdini. Il senatore di Forza Italia, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi e interlocutore di Matteo Renzi sul tema delle riforme, ha collezionato il secondo rinvio a giudizio in pochi mesi e il 9 gennaio dovrà presentarsi davanti alla ottava Sezione penale del tribunale di Roma. Il rinvio a giudizio è arrivato nell’ambito di un’indagine su una vicenda legata a una plusvalenza di 18 milioni di euro nella compravendita di un immobile in via della Stamperia, nel centro della Capitale, da parte della società “Estate 2”, amministrata da Riccardo Conti senatore di Fi, anche lui a processo insieme ad Angelo Arcicasa, già presidente dell’Enpap, l’ente di previdenza degli psicologi.
Verdini: “Estraneo a ogni accusa”
“Sono estraneo a ogni accusa”, si difende Verdini, che in una nota specifica: “Leggo da alcuni siti internet e agenzie di stampa che il mio rinvio a giudizio di oggi sia legato ad una plusvalenza da 18 milioni di euro in merito alla compravendita di un palazzo dell’Enpap in via della Stamperia a Roma. Niente di più falso. Come espressamente affermato nella richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Roma, e confermato dal Gup, mi viene contestato esclusivamente il reato di finanziamento illecito ai partiti, per una vicenda che nulla ha a che vedere con la compravendita in questione, nella quale, come sottolineato chiaramente dagli stessi inquirenti, io non ho avuto alcun ruolo. L’accusa si riferisce ad una penale regolarmente trattenuta per il mancato rispetto di un contratto fra me e il senatore Conti, di natura diversa ed estranea alla vicenda per la quale lo stesso senatore Conti viene rinviato a giudizio. E’ chiaro che anche l’accusa di finanziamento illecito è del tutto infondata e sono certo di dimostrare nel corso del dibattimento la mia totale estraneità, che d’altra parte è già evidente dai documenti in mano alla magistratura”.
L’accusa: “Finanziamento illecito”
Al centro dell’indagine un’operazione immobiliare spregiudicata e segnata da una plusvalenza di 18 milioni di euro: la compravendita nel gennaio del 2011 di un immobile in via della Stamperia, nel cuore di Roma, che in poche ore fruttò al senatore di Forza Italia, Riccardo Conti, un notevole guadagno. Secondo l’accusa, Arcicasa fece acquistare all’ente l’immobile per 44,5 milioni di euro dalla società Estatedue Srl, amministrata da Conti, che poche ore prima l’aveva comprata per 26 milioni. Nei confronti di Arcicasa e Conti l’accusa è di concorso in truffa aggravata mentre Verdini, che nell’operazione di compravendita non ha avuto nessun ruolo, deve rispondere di finanziamento illecito assieme al suo collega di partito. L’ex coordinatore del Pdl avrebbe, infatti, ricevuto da Conti circa un milione di euro pochi giorni dopo la compravendita dello stabile: 3.900 metri quadri distribuiti su cinque piani nel pieno centro storico di Roma, in via della Stamperia 64. A Conti la Procura contesta anche i reati di finanziamento illecito e omesso versamento dell’Iva per oltre 8,6 milioni di euro nel 2011.
A luglio il rinvio a giudizio per la gestione del Ccf
E’ il secondo rinvio a giudizio in due mesi per l’uomo simbolo dell’accordo Pd-FI sulle riforme che dovrebbero modernizzare il Paese: solo il 15 luglio, il gup di Firenze aveva mandato a processo il senatore per la vicenda legata alla gestione del Credito cooperativo fiorentino (Ccf), del quale il coordinatore di Forza Italia è stato presidente fino al 2010. Il 21 aprile Verdini dovrà comparire davanti al tribunale di Firenze insieme ad altre 46 persone per rispondere, tra l’altro, di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato. Con lui, a giudizio, andrà anche un altro deputato di Forza Italia, Massimo Parisi, coordinatore toscano del partito. L’inchiesta, un filone di quella sulla cosiddetta “cricca del G8“, ha puntato sulla gestione del Ccf. Secondo l’accusa, l’istituto è stato utilizzato per dare prestiti ad amici e parenti, senza garanzie e tutele, tanto da portarla al fallimento. Complessivamente una trentina le distrazioni di denaro contestate, tra il 2008 e il 2009, per oltre 100 milioni di euro. Tra coloro avrebbero beneficiato maggiormente di questi finanziamenti facili, ci sarebbero Marcello Dell’Utri (che avrebbe avuto 3,2 milioni), la società Ste (editrice del Giornale della Toscana il cui socio di riferimento era lo stesso Verdini), la Btp di Riccardo Fusi e Davide Bartolomei anche loro rinviati a giudizio. Verdini entrò nell’inchiesta dopo essere stato intercettato più volte mentre parlava al telefono con Fusi. Il reato di truffa nei confronti dello Stato, relativo a circa 20 milioni di contributi per l’editoria, e’ stato contestato a Verdini, e a tutto il cda della Ste, la società editrice di tre giornali locali di cui l’esponente di Forza Italia era il socio di riferimento, come lui stesso ha detto durante l’interrogatorio davanti al gup il 12 giugno scorso. A giudizio anche un’altra società, la Sette Mari, che per i pm è sempre riconducibile a Verdini.
Di Battista: “Questa gente detta le regole a Renzi”
“Questa è la gente che sostiene il Pd, che detta le regole al Pd, che riscrive la Costituzione con il Pd. Questa è la gente che sostiene Renzi, che detta le regole a Renzi, che scrive i decreti assieme a Renzi. Io vi rispetto, rispetto le critiche che muovete al M5S, rispetto le vostre idee tuttavia mi chiedo, dal profondo del cuore, come potete sopportare tutto questo? Come potete restare in silenzio nel momento in cui il vostro partito, il partito in cui credete legittimamente, viene infiltrato da certi personaggi? Vi imploro…aprite gli occhi!”. Lo scrive il deputato M5s Alessandro Di Battista in un post su Facebook.