Il complesso di siti facenti capo alla galassia Cineblog01, punto di riferimento sul web per il download o la visione in streaming di film, è stato oggetto ieri  di un sequestro preventivo, adottato dal GIP di Roma Bernadette Nicotra, ed eseguito dalla Guardia di Finanza del nucleo speciale per la radiodiffusione e l’editoria. L’ordine è stato mandato ai provider italiani perché disabilitassero l’accesso al sito per gli utenti italiani.

Si da il caso però che il clone del sito oggi sottoposto a ordine di disabilitazione all’accesso sia esattamente identico a quello già sottoposto alla stessa identica misura dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dell’Agcom il 23 aprile scorso. Con la differenza che l’ordine della Magistratura e quello di Agcom, che sono del tutto identici quanto al contenuto di disabilitazione dell’accesso al sito, prevedono due diverse modalità tecniche, completamente incompatibili l’una dall’altra.

La magistratura ha dato un ordine di sequestro dell’intero server host, comprensivo del numero IP assegnato alle diverse incarnazioni di Cineblog01, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che non è un trattino che cambia l’ordine di inibizione di un sito, ma la sostanza di tutti gli alias possibili associati ad un determinato sito.

I provider italiani non sanno a chi dar retta, non sanno quali adempimenti devono svolgere per adeguarsi agli ordini di Agcom, che si sovrappongono nella migliore delle ipotesi a quelli dei magistrati, sostituendosi ad essi.

Tra le altre conseguenze dell’attività di Agcom nei primi sei mesi di attività del Regolamento sul diritto d’autore, c’è infatti quella di frapporsi tra i provider e l’autorità giudiziaria che (come nel caso odierno) ha già emesso provvedimenti di blocco all’accesso o che ne dispone di nuovi, generando immensa confusione in un settore (quello delle indagini di polizia giudiziaria e degli ordini della magistratura) che può dare invece buoni frutti se seguito con cura.

Si aggiunga che nelle comunicazioni inviate dalla Autorità di polizia giudiziaria ai provider viene ipotizzato anche il reato di inosservanza dei provvedimenti del giudice, e che la magistratura ha delegato l’esecuzione dell’ordine di esecuzione inviato ai provider proprio al gruppo della Guardia di finanza che agisce da supporto all’Agcom.

La continuazione da parte di Agcom dell’emissione di ordini di questo tipo, che la magistratura continua legittimante ad emanare, e che, se resi da quest’ultima, appaiono essere gli unici strumenti seri per la lotta alla pirateria, sembra in grado di scatenare una guerra istituzionale tra organi Costituzionali dello Stato, attraverso ordini che si inseguono e che comportano il sequestro di siti, che poi vengono risequestrati  in altro modo da Agcom, per essere nuovamente sottoposti a sequestro dall’Autorità giudiziaria, generando una enorme confusione ed un  intralcio alla lotta alla pirateria.

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