Sito oscurato, sito reindirizzato. I pirati online sono sempre più veloci e così può capitare che l’annuncio di una operazione di polizia per togliere mercato a chi non paga i diritti d’autore coincida con la scoperta che invece è già spuntato sul web il sito gemello.
Come è accaduto oggi. Cineblog01, dove era possibile scaricare e guardare illegalmente film online, è stato oscurato dagli uomini del Nucleo speciale per la radiodiffusione e l’editoria della Finanza. Ma cercando Cineblog01 su un motore di ricerca si approda a un nuovo sito (cb01), tale e quale al precedente. Il sito era già stato chiuso dalle Fiamme gialle lo scorso marzo ma i titolari di Cineblog01 avevano adottato lo stesso escamotage: l’utente viene dirottato verso un altro indirizzo che presenta i medesimi contenuti e la stessa lista di film disponibili al download. Reindirizzare l’utente verso un altro sito (cambiare quindi il www) è un’operazione più facile e rapida che ottenere dall’autorità giudiziari ai provvedimenti per l’oscuramento.
L’operazione di marzo aveva portato alla chiusura di 46 siti pirata e alla individuazione di un mercato pubblicitario parallelo. Dall’indirizzo Cineblog01 infatti, l’utente, per scaricare un film, era obbligato a cliccare su alcune inserzioni pubblicitarie. Non solo, per guardare i film era necessario sottoscrivere un abbonamento a pagamento. Nulla finiva, come previsto dalla legge, alla Siae. Le uniche a guadagnarci quindi erano le società che gestivano le inserzioni.
La pubblicità online è un ulteriore filone in cui sta indagando dal Nucleo Speciale per la radiodiffusione e l’editoria. Le società di fornitura di servizi pubblicitari hanno di recente definito un efficace codice di autoregolamentazione, che prevede il divieto di immissione di pubblicità su siti pirata in violazione del diritto d’autore. Il caso di download illegale che ha fatto scuola è stata la chiusura nel 2012 del sito Megaupload.com. Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti lo ha oscurato per violazione del copyright e pirateria e, secondo uno studio dello stesso Governo, Megaupload rappresentava il 4% di tutto il traffico internet mondiale.