Se c'è qualcuno che si chiede perché sia così importante la nomina dei giudici della Corte costituzionale e perché il Parlamento non riusciva a trovare un accordo, trova la risposta nell'articolo 134 della Costituzione e nelle ultime sentenze . Decisioni che - dalla sfera privata al Quirinale - influiscono e possono influire sulla vita di tutti: cittadini e politici. E per questo è stata spesso nel mirino di Silvio Berlusconi e bollata come "organo della sinistra"
Dal Porcellum all’eterologa, dalla Fini-Giovanardi al segreto di Stato, dai Lodi (Schifani e Alfano) ai dossier illeciti Telecom, dalla legge Pecorella al conflitto di attribuzione tra la Procura di Palermo e Giorgio Napolitano. E poi la ex Cirielli e la norma anti Caselli. Se c’è qualcuno che si chiede perché sia così importante la nomina dei giudici della Corte costituzionale e perché il Parlamento non riesce a trovare un accordo per eleggere i magistrati di sua “competenza” trova la risposta nell‘articolo 134 della Costituzione e nelle decisioni prese negli ultimi tempi: “La Corte costituzionale giudica: sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica ed i Ministri, a norma della Costituzione”. Decisioni che – dalla sfera privata al Quirinale – influiscono e possono influire sulla vita di tutti: cittadini e politici. E per questo la Consult è stata spesso nel mirino di Silvio Berlusconi e bollata come “organo della sinistra”.
Fecondazione assistita, Porcellum e legge Fini-Giovanardi. L’ultima decisione è quella, molto attesa ma non per questo del tutto scontata, sulla fecondazione assistita. I giudici hanno abbattuto l’ultimo paletto rimasto in piedi della legge 40 dichiarando incostituzionale il divieto alla fecondazione eterologa. Un verdetto benedetto dalle tante coppie che in questi anni si sono viste negare la possibilità di avere un figlio, scegliendo in molti casi di rivolgersi a centri esteri. È invece del 4 dicembre del 2013 la sentenza di incostituzionalità del cosiddetto Porcellum, la legge elettorale con cui è stato eletto anche l’ultimo Parlamento. Tra i motivi della incostituzionalità il premio di maggioranza e le liste bloccate. E probabilmente anche l’Italicum, finito stranamente fuori dalla calendarizzazione del Senato e secondo alcuni costituzionalisti soltanto un “pastrocchium”, finirà sul tavolo dei giudici a cui siede da un anno anche Giuliano Amato.
Segreto di Stato e intercettazioni del presidente della Repubblica. Ci sono poi decisioni che hanno, all’apparenza, meno impatto sulla vita dei cittadini ma che sono fondamentali per capire quanto siano delicati gli equilibri tra i poteri dello Stato e come in alcuni casi ci sia stata un preminenza. È la sentenza del 14 gennaio sul segreto di Stato che ha permesso il proscioglimento dei gli ex vertici del Sismi nel caso del sequestro dell’imam Abu Omar. Una decisione che aveva scatenato l’indignazione della Cassazione che nelle motivazioni del verdetto attaccava la Consulta che aveva ha abbattuto in radice ogni possibile controllo della magistratura sul potere di segretazione consegnandolo alla discrezionalità della politica. È la Corte costituzionale che ha messo un sigillo definitivo alla possibilità della Procura di Palermo di utilizzare le intercettazioni del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al telefono con l’attuale imputato per falsa testimonianza, Nicola Mancino, nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Una decisione che ha stabilito che il capo dello Stato non è mai intercettabile per nessun reato, a differenza di qualsiasi altro cittadino. Nell’aprile del 2009 la corte invece dichiarò parzialmente illegittima la norma, passata con voto bipartisan durante il governo Prodi, che imponeva la distruzione dei documenti e delle (mai avvenute) intercettazioni illegali nell’ambito del caso dei dossier illeciti Telecom.
Dal Lodo Schifani alla Bossi-Fini, le leggi del governo Berlusconi. C’è poi il comparto delle leggi approvate durante i governi Berlusconi e dichiarate fuorilegge. Nel gennaio 2004 la Corte dichiarò l’illegittimità costituzionale del cosiddetto Lodo Schifani, la cui approvazione aveva portato alla sospensione e allo stralcio del processo Sme, con imputato il leader di Forza Italia e presidente del Consiglio, perché prevedeva la sospensione dei processi per le cinque più alte cariche dello Stato. Nel 2008, sempre premier Berlusconi, il governo emanò un secondo lodo, ritenendo di aver recepito le indicazioni della Corte, ma nell’ottobre 2009 anche lo scudo previsto dal Lodo Alfano, circoscritto nel tempo e rinunciabile dall’interessato, venne parzialmente bocciato.
Dalle ex Cirielli alla norma anti Caselli. La ex Cirielli, legge che aveva accorciato i termini di prescrizione per gli incensurati e inasprito le pene per i recidivi, è stata censurata dalla Consulta più volte. Nel 2006, in particolare, venne bocciata una parte significativa della legge (detta anche salva-Previti), e cioè la norma transitoria che prevedeva l’applicazione dei nuovi termini di prescrizione ai processi pendenti in primo grado, escludendo quelli per i quali era stato già aperto il dibattimento. Nel 2007 la Corte dichiara incostituzionale le legge Pecorella, che aveva cancellato l’inappellabilità in caso di sentenza di proscioglimento.
A metà luglio 2004 a non passare l’esame della Corte Costituzionale furono due norme della legge Bossi-Fini sull’immigrazione. In quel caso furono bocciati l’arresto obbligatorio in flagranza del clandestino che violava l’ordine del questore di lasciare l’Italia e l’accompagnamento coattivo alla frontiera dello straniero espulso senza che il provvedimento fosse stato convalidato da un giudice. Cassata anche la norma che equiparava le droghe cosiddette leggere a quelle pesanti finita sotto la lente di magistrati che l’hanno abbattuta stabilendo la sua incostituzionalità lo scorso 12 febbraio. Per la norma, datata 2006 e chiamata Fini-Giovanardi, si diventava automaticamente dei pusher anche se semplici consumatori. Fu dichiarata illegittima, nel giugno del 2007, anche la cosiddetta norma ‘anti Caselli’ introdotta dal centrodestra con la riforma dell’ordinamento giudiziario del 2005 che fece escludere l’ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli dalla corsa per la direzione della procura nazionale antimafia, perché aveva già compiuto 66 anni.
Davanti ai giudici sono finite anche questioni delicatissime: come quella della nuova geografia giudiziaria, con gli accorpamenti di Tribunale e chiusura di uffici giudiziari in nome della spending review e la legge elettorale per le consultazioni europee.