“Stanno massacrando le Apuane. La legge Galasso che impone che non possano essere effettuate attività estrattive al di sopra dei 1200 metri viene quotidianamente disattesa”. E’questo uno dei tanti temi sollevati dagli ambientalisti che hanno recentemente manifestato a Forno (Massa), contro la distruzione delle Alpi Apuane a causa dell’escavazione del marmo, attività che attualmente produce il 20% in blocchi, e l’80% in detriti (carbonato di calcio usato per esempio in dentifrici, detergenti e fertilizzanti). La marmettola – polvere residua di marmo – che dovrebbe essere stoccata come rifiuto speciale “finisce sempre nei fiumi” e le acque si inquinano anche a causa “degli oli esausti usati delle macchine”. A chi sostiene che le cave siano foriere di lavoro, i manifestanti rispondono: “Le ricadute occupazionali sono scarse ed il trend è negativo: abbiamo la più alta disoccupazione giovanile della Toscana”. Al centro delle critiche anche il Piano paesaggistico regionale, nel quale “si prevede l’apertura di cave anche al di sopra dei 1200 metri”. Alla politica gli ambientalisti non chiedono un blocco immediato di tutti i siti estrattivi, ma “un piano economico alternativo che sia capace gradualmente di assorbire gli esuberi occupazionali derivanti dalla chiusura delle cave” (contributi video da “Cosa c’è sotto le nuvole” e “Aut out” di Alberto Grossi) di Max Brod