Il messaggio di Bergoglio nel testo scritto in vista della Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato che si celebrerà il prossimo 18 gennaio. "Bisogna avere il coraggio di sviluppare un ordine economico-finanziario più giusto ed equo"
“Una lotta più incisiva contro il vergognoso e criminale traffico di esseri umani, contro la violazione dei diritti fondamentali, contro tutte le forme di violenza, di sopraffazione e di riduzione in schiavitù”. È l’auspicio espresso da Papa Francesco nel messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato che sarà celebrata a livello ecclesiale il 18 gennaio 2015. Il titolo del testo di Bergoglio è eloquente: “Chiesa senza frontiere: madre di tutti”. Per il Pontefice, che alla tragedia vissuta da tanti migranti morti nel Mediterraneo ha dedicato il suo primo viaggio in Italia, a Lampedusa l’8 luglio 2013, tutti si devono prendere cura delle “vittime delle nuove forme di povertà e di schiavitù”. Francesco sottolinea, però, che “lavorare insieme richiede reciprocità e sinergia, con disponibilità e fiducia, ben sapendo che nessun Paese può affrontare da solo le difficoltà connesse a questo fenomeno, che è così ampio da interessare ormai tutti i Continenti nel duplice movimento di immigrazione e di emigrazione”.
Per Bergoglio, infatti, nonostante i “generosi e lodevoli sforzi” degli organismi e delle istituzioni che, a livello internazionale, nazionale e locale, mettono il loro lavoro e le loro energie al servizio di quanti cercano con l’emigrazione una vita migliore, “è necessaria un’azione più incisiva ed efficace, che si avvalga di una rete universale di collaborazione, fondata sulla tutela della dignità e della centralità di ogni persona umana”. Nel suo messaggio Francesco, proprio come aveva sottolineato nel suo recente viaggio in Albania, precisa che “alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, in modo da umanizzare le condizioni dei migranti”. Per il Papa, infatti, “occorre intensificare gli sforzi per creare le condizioni atte a garantire una progressiva diminuzione delle ragioni che spingono interi popoli a lasciare la loro terra natale a motivo di guerre e carestie, spesso l’una causa delle altre”.
Francesco sottolinea, inoltre, che “alla solidarietà verso i migranti e i rifugiati occorre unire il coraggio e la creatività necessarie a sviluppare a livello mondiale un ordine economico-finanziario più giusto ed equo insieme a un accresciuto impegno in favore della pace, condizione indispensabile di ogni autentico progresso”. Bergoglio non nasconde la tentazione, presente anche tra i cristiani, a mantenere una “prudente distanza” dalle vittime innocenti di violenze e sfruttamento. Il Papa sottolinea che le “diffidenze e le ostilità” suscitate dai movimenti migratori anche nelle comunità ecclesiali, “si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso”. Per Francesco, infatti, “nessuno va considerato, inutile, fuori posto o da scartare”. E il suo invito è a “condividere le risorse, talvolta a rinunciare a qualcosa del nostro acquisito benessere”, citando le famose parole di Paolo VI, che sarà beatificato il prossimo 19 ottobre: “I più favoriti devono rinunciare ad alcuni dei loro diritti per mettere con maggiore liberalità, i loro beni al servizio degli altri”.