E’ troppo presto per dire che il buon senso ed il progresso hanno vinto e che certe istanze protezionistiche e conservatrici sono state definitivamente sconfitte e sarebbe illusorio crederci davvero ma è fuor di dubbio che qualcosa sta lentamente cambiando in tutta Europa e, persino, in Italia.

Nei mesi scorsi Milano – e, per la verità anche altre città europee – sono state teatro di manifestazioni talvolta degenerate nella violenza e nell’ignoranza dei tassisti contro Uber – la popolare app di car pooling – che consente di “chiamare” un’auto con conducente semplicemente “spolliciando” sul proprio smartphone, e nel nostro Paese – così come in qualche altra città europea – si è assistito ad accese battaglie a colpi di leggi, decreti, carta bollata e tribunali tra quanti ritenevano – e, forse, ritengono tuttora – Uber solo l’ennesimo galeone pirata sbarcato da Internet nel mercato a gettare scompiglio e i suoi ideatori “pirati” che sostengono di essere innovatori.

Leggi e politica, in Italia più che altrove, sono immediatamente apparsi goffi, inadeguati ed incapaci a governare un fenomeno figlio dell’innovazione e del progresso ed hanno dato vita all’ennesima puntata di una serie tv già vista – negli ultimi anni – decine di volte, con protagonista una serie interminabile di ordini e contrordini, divieti e revoche dei divieti, minacce di embargo, seguite da timide riaperture.

Il mercato, naturalmente, è andato avanti per la sua strada insensibile o quasi a tanto claudicanti ed incerti tentativi di imbrigliare una realtà liquida, magmatica e moderna come la Rete che ha dato i natali ad una delle app più contestate di tutti i tempi ed ai tanti emuli che si affacciano all’orizzonte in Italia ed altrove.

Nelle ultime settimane, però qualcosa sta cambiando.

Con un comunicato stampa dell’undici settembre la Commissione Europea ha annunciato con soddisfazione che “Smartaxi“, un’applicazione nata da una startup finanziata con fondi comunitari è appena sbarcata a Barcellona e Mosca e si avvia a sbarcare a Madrid ed in altre città europee – e non solo – promettendo di cambiare la vita dei tassisti, consentendo loro di condividere una serie di informazioni “strategiche” che gli consentiranno di essere sempre al posto giusto, al momento giusto, risparmiando – e facendo risparmiare ai loro colleghi – lunghe file ed inutili attese.

Ma non basta.

Proprio in questi giorni, infatti, l’Unione Radiotaxi d’Italia – a lungo tra i principali oppositori di Uber e dei suoi derivati – ha annunciato il lancio di It Taxi, un’app che permetterà ai clienti di prenotare un taxi semplicemente cliccando su una mappa proprio come si fa con le auto blu di Uber e di pagare persino via Pay Pal.

Una vera ed autentica rivoluzione che, peraltro, sembra solo all’inizio.

Entro la fine dell’anno, infatti, l’app permetterà persino di conoscere in anticipo il prezzo della corsa e, presto, i clienti potranno addirittura scegliere di condividere una corsa, dividendone il prezzo. E’ questa la miglior risposta possibile a chi, davanti alle innovazioni – piccole e grandi, rivoluzionarie o meno che siano – preferisce sempre cercare rifugio in regole e leggi scritte da chi ha vissuto un’epoca lontana anni luce dall’era digitale e dell’accesso che stiamo vivendo.

L’innovazione, anche quando passa lungo i confini labili di regole del diritto pensate per governare fenomeni diversi e talvolta rischia di finire dall’altra parte, apparendo “pirata” – ma nel senso più romantico del termine – alla fine genera progresso, utilità, benefici se non per tutti per i più e se anche toglie qualcosa a qualcuno, restituisce, forse addirittura di più, a qualcun altro.

Quella dei tassisti italiani con la loro It Taxi e quella di Smartaxi – finanziata dall’Unione europea – assieme alle decine di altre app che già esistono – e che, certamente, faranno capolino nei nostri smartphone nei prossimi giorni – sono la prova concreta ed inconfutabile che davanti ad ogni innovazione non basta chiedersi se la legge vigente la vieti o meno ma se, per la società tutta, sia auspicabile o meno e se si risponde in senso positivo, il compito dei governi è quello di spianare la strada all’innovazione, sforzandosi di far comprendere ai “padroni” del passato che, nel futuro, c’è posto anche per loro, alla sola condizione che vogliano e sappiano sfruttare le opportunità che il progresso offre loro.

I taxi ora sfidano Uber a colpi di app! Chi lo avrebbe mai detto davanti a certe scene selvagge di manifestazioni di piazza andate in scena nelle nostre città solo una manciata di mesi fa? 

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