Il guaio di tantissima sinistra deriva dall’avere letto (quando ciò è accaduto) troppo Marx e per nulla Stirner. Troppo Lenin e nessuna pagina di Bruno Rizzi.
Intendiamoci non voglio comparare la sterminata produzione dei due giganti e confonderla con quella, striminzita e misconosciuta, degli altri. Voglio solo soffermarmi sul fatto che nella prima, di produzione, si finisce sempre con il perdere la componente individuale a favore di un vagheggiato collettivo che, per miracolo, dovrebbe coincidere con l’interesse di tutti.
Ed invece, ben prima del capitalismo finanziario, la natura umana era stata colta e ben descritta da Stirner e rilanciata, nella lotta tra gli individui e un mondo burocratizzato, dal povero Rizzi. Ambedue, chiaramente, avversati e sbeffeggiati dagli unici depositari della verità che coincideva, un tempo, con la ortodossia comunista.
Mi viene in mente questo strambo pensiero quando leggo che un altro campione della sinistra radicale, Curzio Maltese, in barba all’etica di condotte in nome di ideali collettivi, ha pensato bene di rivendicare la propria unicità in nome della pagnotta.
La storia è banale e vecchia come il mondo: eletto in Europa non molla il giornale che continuerà a pagarlo sotto forma di collaborazione. Doppio lavoro e, quindi, doppia pagnotta. Ping pong con il Comitato di Redazione che pare contorcersi nei vari comunicati che nei giorni scorsi si sono succeduti.
Nulla da dire se effettivamente riuscirà ad adempiere secondo i dettami della sua coscienza l’uno e l’altro lavoro. Il problema di Maltese, e forse ciò che indispone non poco chi lo ha votato, riguarda lo scarto che c’è tra ciò che lui scriveva fino all’altro ieri e ciò che, in condizioni mutate, è diventato oggi.
Insomma investe, in maniera plastica, l’ego di noi tutti che, come scriveva bene Stirner, è sempre prioritario rispetto ad una dimensione sociale quando quest’ultima non coincide con il nostro personale interesse. Nulla di nuovo se non fosse che per anni, il buon Maltese, ha bacchettato cani e porci rinfacciando loro proprio questa discrasia, questo non far coincidere la propria condotta con l’interesse collettivo. Uno squilibrio che, da buon moralista, evidentemente poco avvezzo alle gioie e ai dolori del mondo, riteneva appartenere solo agli altri e non anche a se stesso.
Sempre nella tradizione della peggior sinistra conformista la giustificazione che adduce Maltese è burocratica: le leggi non lo vietano. Estrema sintesi di una cultura paralegalitaria e ottusa che dovrebbe inorridire chiunque, di sinistra o di destra, ha a cuore una concezione pulsante e dinamica del genere umano che, in quella frase, è ridotto a mero automa. Ben altra stoffa il buon Pecorella che per giustificare il doppio impegno di avvocato e parlamentare, ne addebitava ironicamente la ragione al mantenimento di troppe famiglie.
A proposito… e Tsipras cosa dice?
Qui il comunicato del Cdr di Repubblica riportato da Dagospia