L'ex arcivescovo è agli arresti domiciliari in Vaticano dopo il sì di Papa Francesco. Padre Federico Lombardi: "Pericolo di fuga e inquinamento delle prove. Probabile che processo arrivi a fine anno o inizio 2015". Rischia dai 6 ai 7 anni di carcere
Abusi su minori e detenzione di materiale pedopornografico. Sono queste le accuse che hanno portato ai domiciliari l’ex nunzio apostolico a Santo Domingo, il 66enne polacco Jozef Wesolowski, condannato in primo grado alla dimissione dallo stato clericale dalla Congregazione per la dottrina della fede per gravi reati di pedofilia. L’arresto dell’ex diplomatico della Santa Sede è avvenuto in Vaticano ed è stato deciso direttamente da Papa Francesco. Il provvedimento si è reso necessario perché c’era il rischio di pericolo di fuga e di inquinamento delle prove. L’ex arcivescovo adesso si trova nei locali del Collegio dei Penitenzieri, nel Palazzo del tribunale vaticano, all’interno delle mura leonine e rischia una condanna di 6-7 anni di carcere. Il processo potrebbe aprirsi già a fine 2014, o al massimo all’inizio del 2015.
A rendere note le accuse a carico di monsignor Wesolowski è stato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede: “Con la conseguente limitazione dei contatti si intende evidentemente evitare la possibilità dell’allontanarsi dell’imputato e il possibile inquinamento delle prove”. “Gli elementi di natura documentale e testimoniale su cui poggiano gli addebiti – ha precisato ancora Lombardi – sono pervenuti al Promotore di Giustizia sia dagli atti del procedimento canonico già attuato presso la Congregazione della Dottrina della Fede, sia dalla documentazione giunta dalla Repubblica Dominicana”.
L’ex nunzio sarà processato in base alle norme in vigore prima della riforma penale del 2013, e rischia una pena tra i 6 e i 7 anni di carcere più eventuali aggravanti, ha proseguito padre Lombardi. La procedura istruttoria sul caso “richiederà alcuni mesi prima dell’inizio del processo“, che potrebbe quindi aprirsi negli “ultimi mesi di quest’anno” o “i primi del prossimo anno”. “Il promotore di giustizia, compiute le indagini ulteriori che riterrà necessarie e gli interrogatori opportuni dell’imputato assistito dal suo avvocato, potrà formulare al Tribunale la richiesta di rinvio a giudizio. Qualora questa sia accettata inizierà il processo”, spiega ancora il portavoce vaticano.