Il presidente della commissione Industria al Senato, commentando l'editoriale di Ferruccio de Bortoli, scrive che "Renzi può essere tentato di reagire alla reprimenda attaccando i giornaloni" e "potrebbe brigare per anticipare la sostituzione di de Bortoli da parte dell’azionista di maggioranza relativa della Rcs, che è poi la Fiat: quella Fiat marchionnesca filo governativa e forse in attesa di qualche supporto all’esportazione"
L’editoriale del Corriere della Sera è “quasi una sfiducia a Renzi”. A scriverlo sul suo blog è Massimo Mucchetti (Pd), presidente della commissione Industria al Senato ed ex vicedirettore ad personam del quotidiano di via Solferino. “Con l’editoriale di oggi (24 settembre, ndr), Ferruccio de Bortoli esprime le profonde riserve di ampi settori della classe dirigente sulle attitudini del premier di adempiere al dover suo. E tuttavia Matteo Renzi, forte di un’innata abilità nel marketing politico, conserva diffusi consensi nell’elettorato e nello stesso corpo del Pd”. L’editoriale di de Bortoli esprime un giudizio netto sul premier (“non mi convince”) e sulla squadra di governo, “in qualche caso di una debolezza disarmante“, in cui “la competenza appare un criterio secondario”.
“Mutatis mutandis, Renzi si trova nelle stesse condizioni del primo Berlusconi – si legge sul blog di Mucchetti – padrone delle urne, ma poco credibile tra coloro che hanno le responsabilità maggiori in Italia e all’estero. E come Berlusconi può essere tentato di reagire alla reprimenda attaccando i giornaloni cinici e bari, strumento cieco d’occhiuta rapina di innominati ‘salotti buoni’ ai danni del Paese”. Facendo poi riferimento al fatto che Rcs Mediagroup ha annunciato il cambio di direzione per l’aprile 2015, Mucchetti scrive che se Renzi “ascoltasse i più sofisticati tra i suoi consiglieri, potrebbe anche liquidare l’early warning del Corriere come l’estremo tentativo di battere un colpo da parte di un direttore in uscita“.
“Se poi ascoltasse anche i consiglieri più spregiudicati – continua Mucchetti – potrebbe brigare per anticipare la sostituzione di de Bortoli da parte dell’azionista di maggioranza relativa della Rcs, che è poi la Fiat: quella Fiat marchionnesca non confindustriale e tanto, tanto filo governativa, forse in attesa di qualche supporto all’esportazione (probabilmente giusto), certo grata per il silenzio del premier (certamente sbagliato) sulla migrazione della sede a Londra e Amsterdam“. “Ma se seguisse le orme del suo improprio alleato, leader ormai traballante del centro-destra – continua Mucchetti – il nostro premier perderebbe l’occasione per quel cambio di passo che solo può fermare la scivolata del Paese verso il nulla della politica come arte del governo”. “Un premier che parla e tweetta senza soluzione di continuità dovrebbe forse dirci dell’altro. Prendersela con le antiche classi dirigenti (quali, esattamente? Berlusconi ne fa parte o no?) senza affrontare la sfida culturale e politica implicita nel loro fallimento sta portando solo a un giro di valzer nelle poltrone, alla sostituzione talvolta casuale di un gruppo di potere con un altro”.
Mucchetti sposa il giudizio di de Bortoli anche rispetto alla squadra di governo: “Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier – scrive il direttore del Corriere della Sera nel suo editoriale – La competenza appare un criterio secondario”. Perplessità sottoscritte dal senatore che definisce l’esecutivo “un gruppo di giovanotti (non tutti) privi di competenze attestate da curricula decenti, ma assetati di buone sistemazioni”. Renzi “ha dimostrato di avere la capacità di avviare il cambiamento come nessuno prima di lui. E Dio sa quanto l’Italia abbia bisogno. E cambiare significa anche cambiare le persone. Non ha ancora dimostrato la capacità di costruire il pensiero d’azione e la squadra che servono al Paese. Il tempo per recuperare è poco. E questo è il dramma che incombe”.