Citazione in giudizio davanti alla Corte dei conti per il premier e altre sette persone per una vicenda degli anni 2006-2009. Le contestazioni riguardano un danno stimato fra i 287mila e gli 816mila euro. La sentenza sarà emessa entro sera
Nuova richiesta di archiviazione per Matteo Renzi. La procura presso la Corte dei conti della Toscana ha ribadito anche oggi in aula la richiesta di archiviazione per tre persone citate in giudizio, fra cui il premier, nella causa contro altri quattro soggetti, tutti dirigenti della Provincia di Firenze, di cui Renzi all’epoca era presidente, accusati di un danno erariale tra 287 mila e 816 mila euro. Danno conseguenza della loro nomina a direttore generale nel periodo 2006-2009. Per i quattro il vice procuratore regionale Acheropita Mondera Oranges ha confermato le accuse già espresse in precedenti atti. Negli stessi atti aveva già archiviato le posizioni di Renzi, dell’assessore Tiziano Lepri e del dirigente dei servizi finanziari Rocco Conte.
I giudici contabili della sezione giurisdizionale toscana, che avevano comunque citato anche Renzi, Lepri e Conte – presidente Ignazio Del Castillo, giudici Carlo Greco e Angelo Bax (relatore) – sono già riuniti in Camera di consiglio dopo l’udienza di oggi e decideranno entro stasera. Tuttavia la sentenza non sarà depositata prima di 60 giorni.
La vicenda era nata da una verifica della ragioneria dello Stato e si è sviluppata in due puntate. I primi ad essere stati citati in giudizio sono stati i quattro direttori generali – Lucia Bartoli, Liuba Ghidotti, Giacomo Parenti e Luigi Ulivieri – e il segretario generale della Provincia, Felice Carmine Strocchia. In un primo momento, la procura contabile aveva archiviato la posizione di Renzi e di altri. Secondo i magistrati, infatti, Renzi aveva chiesto un’organizzazione più funzionale, senza che questo comportasse un aggravio di spesa. La nomina – “diseconomica-illegittima-dannnosa” – dei quattro direttori generali era stata poi “proposta dai competenti uffici”. Quindi, “valutata la tecnicità della materia” e la “ripartizione di funzioni tra organi politici e personale amministrativo”, era da escludere una responsabilità della ‘sfera politica’. Sono stati poi i giudici, alla luce di quanto emerso in una prima udienza che si è tenuta nel dicembre scorso, a ordinare “l’intervento in causa” anche di Renzi, dell’allora assessore provinciale Tiziano Lepri e del dirigente ai servizi finanziari della provincia Rocco Conte.
“È sconcertante che venga convocato Renzi quando chi lo accusa dice che non ne vuole più sapere e che è fuori dal processo” dice detto l’avvocato di Renzi, Alberto Bianchi, (membro del Cda di Enel e presidente della Fondazione Open). “Sarebbe bizzarro continuare un’attività accusatoria su delle posizioni già archiviate”, ha aggiunto Bianchi. “La procura non domanda” né “quantifica il danno” a carico di Matteo Renzi, ha ribadito Bianchi in aula. La tesi dell’accusa, secondo l’avvocato del premier, ripartisce le percentuali di responsabilità fra i chiamati in causa, “il totale fa 100 per cento, quindi per gli altri è zero” ed “è impossibile giudicare” sul premier.
La procura contabile aveva escluso un coinvolgimento nella vicenda da parte di Renzi, il quale è stato però citato dal Collegio giudicante presieduto da Ignazio Del Castillo. L’avvocato Bianchi nella memoria presentata aveva sostenuto la “tecnicalità” della delibera adottata su una “ardua normativa”, elementi che escluderebbero la responsabilità politica dell’allora presidente della Provincia. Inseme a lui il collegio ha tirato in ballo nuovamente anche l’allora assessore al personale Tiziano Lepri e il dirigente Rocco Conte, insieme ad altre quattro persone che ricoprirono incarichi all’interno dell’ente. La stessa procuratrice Acheropita Rosaria Mondera ha ribadito in aula di non avere niente da aggiungere rispetto alla sua decisione di archiviare la posizione di Matteo Renzi. Gli avvocati di alcuni dirigenti coinvolti nel procedimento in aula hanno contestato le tesi della difesa di Renzi sull’ipotesi che l’allora Presidente della Provincia non fosse a conoscenza della materia.