Entro ottobre partirà l’autovalutazione di tutti gli istituti scolastici, pubblici e paritari. E dal prossimo anno scolastico, tra i banchi di molti istituti, arriveranno gli ispettori. Non è ancora terminata la consultazione sul patto “la Buona Scuola” ma su questo tema, il ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, ha fatto già un passo avanti firmando la direttiva triennale sul sistema nazionale di valutazione. Una decisione che ha visto l’immediata alzata di scudi di tutte le organizzazioni sindacali. Ma intanto i dirigenti si dovranno adeguare alla timeline che il Miur ha inviato a tutte le scuole. Che dovranno fare i presidi e i docenti?
Entro il prossimo mese, attraverso una piattaforma operativa unitaria sarà reso disponibile il format del rapporto che gli istituti dovranno elaborare. Il tutto avverrà con la regia dell’Invalsi che fornirà strumenti di analisi sulla base delle rilevazioni nazionali e internazionali degli apprendimenti. Tra gennaio e giugno del prossimo anno le scuole dovranno predisporre il piano, utilizzando il quadro di riferimento definito dall’Invalsi. E a luglio il tutto sarà reso pubblico attraverso l’inserimento nel portale “Scuola in chiaro” e nel sito della scuola. Non la scamperanno nemmeno i vertici degli istituti dal momento che la direttiva firmata dal ministro fissa a dicembre il termine entro il quale l’Invalsi dovrà definire gli indicatori per la valutazione scolastica della dirigenza scolastica. Un punto quest’ultimo non ancora chiaro: nelle indicazioni uscite da viale Trastevere non vi è specificato chi valuterà i dirigenti e si lascia spazio ad un confronto con le organizzazioni sindacali.
Ciò che è già definito è, invece, tutto ciò che riguarda la valutazione esterna che prenderà avvio con il nuovo anno scolastico. Nei prossimi tre anni a finire sotto la lente d’ingrandimento degli ispettori saranno fino ad un massimo del 10% degli istituti. Ancora una volta sarà l’Invalsi a costituire la squadra dei nuclei di valutazione esterna. Dai dati si passerà ai fatti, almeno sulla carta: la direttiva prevede una pianificazione delle azioni di miglioramento a partire dall’anno scolastico 2015/2016 per arrivare alla fine del triennio ad elaborare la prima rendicontazione sociale.
Un sistema che non piace per nulla alla Flc Cgil che ha ribadito la propria radicale opposizione al modello di sistema nazionale di valutazione così come declinato e ha preannunciato che, una volta pubblicata la direttiva applicativa, valuterà se ci siano le condizioni per impugnarla. “Oltre alle rassicurazioni presenti nel testo è evidente l’impostazione burocratica e impositiva della direttiva nei confronti delle scuole. E’ evidente che la valutazione delle scuole è basata in primo luogo sui livelli di apprendimenti degli studenti, inequivocabilmente attraverso prove standardizzate”.
La Flc ha ribadito la sua netta contrarietà su questo punto: “La valutazione degli apprendimenti deve rimanere competenza della scuola e dei docenti”. Stop anche da parte della Cisl che boccia la proposta della Giannini a partire dal fatto che è mancato un confronto. La Uil ha invece rilevato la carenza di risorse per un piano di questo genere. Critico anche Giorgio Rembaldo, presidente dell’Associazione nazionale presidi che dalle colonne di “Italia Oggi” ha dato la sua lettura della direttiva: “La decisione di attuare la valutazione esterna solo per il 10% delle scuole ha come ovvia conseguenza che il 90% delle scuole si guarderanno allo specchio da sole: e difficilmente si troveranno brutte – ha detto -. Per quanto riguarda il ruolo del dirigente nel processo di autovalutazione e nella messa a punto del piano di miglioramento non vi è nulla di preciso. C’è da augurarsi che i protocolli operativi colmino questa carenza”.