Negò un matrimonio tra una ragazza italiana e un cittadino albanese con un permesso di soggiorno scaduto e impedì l'apertura di un sexy shop. La coppia e la commerciante hanno fatto causa e per il momento si sono visti riconoscere un risarcimento. L'ex primo cittadino, Stefano Candiani, ora è senatore: "Decisioni che riprenderei"
Sindaco sceriffo, con i quattrini degli altri. Alle casse pubbliche costeranno più o meno 15mila euro le crociate dell’ex primo cittadino leghista di Tradate (Varese). A tanto ammontano infatti i risarcimenti riconosciuti in due distinti episodi, come effetto dei ricorsi effettuati contro degli atti compiuti da Stefano Candiani, ex primo cittadino della Lega Nord oggi senatore della Repubblica.
Il primo caso risale all’estate del 2008, le bandiere del Carroccio sventolano alte sui pennoni di gran parte dei comuni del nord, il ministro dell’Interno si chiama Roberto Maroni e il tema delle unioni di comodo è parecchio dibattuto. Sulla bacheca del comune di Tradate viene affisso un annuncio di matrimonio destinato a fare parecchio rumore. Lei è una ragazza italiana al sesto mese di gravidanza, lui un venticinquenne albanese che ha in tasca un permesso di soggiorno scaduto. Quando arriva il giorno del fatidico ‘Sì’, giunti nella sala delle cerimonie in abiti eleganti e con i parenti al seguito, la coppia si vede negare le nozze dal sindaco Candiani per via della mancanza dei documenti di soggiorno (che, ricordiamo, non sono necessari per contrarre matrimonio). L’atto viene rinviato in attesa di chiarire la posizione del giovane “clandestino”. La settimana successiva i ragazzi ci riprovano. Al secondo tentativo i due non riescono nemmeno ad accedere al municipio, a sbarrare la strada c’è la polizia locale che chiede al ragazzo albanese di esibire i documenti che ancora non ha. Il ragazzo viene prima accompagnato in questura, poi al Cie di Bologna, da dove viene espulso in tempo record.
Per la promessa sposa sono giorni angoscianti. Dopo mille peripezie vola in Albania per raggiungere il giovane (padre del bebè che porta in grembo), lì contraggono matrimonio all’ambasciata Italiana. Espletate le formalità e passati i tempi di legge rientrano finalmente a casa. La vicenda chiaramente non si chiude, anzi. I novelli ‘Renzo e Lucia’, assistiti da un legale, iniziano una battaglia giudiziaria, prima nei confronti del Comune, poi dello Stato. La battaglia si è conclusa alcuni giorni fa con la proposta risarcitoria formulata dalla Prefettura di Varese e accettata dal ministero dell’Interno e dall’Avvocatura di Stato.
La coppia riceverà 8mila euro, spese legali regolate a parte. Toccherà allo Stato decidere se rivalersi sull’ex sindaco di Tradate. Dal canto suo il senatore Candiani rivendica la scelta compiuta nel 2008: “Puntualizzo che non sono mai stato chiamato ad esprimermi nel merito da nessun organo e che apprendo queste notizie da fonti di stampa e già questa mi sembra un’assurdità. Sul caso specifico dico che si è trattato di una decisione che prenderei ancora oggi. Quel giovane non aveva i documenti in regola e il matrimonio non può essere usato come una scorciatoia per aggirare le norme sull’immigrazione”.
Come dicevamo non è l’unico atto dell’ex sindaco leghista che viene contestato in questi giorni. Nel gennaio del 2011 l’amministrazione di Stefano Candiani (giunta Lega+Pdl) nega l’apertura di un sexy shop, motivando la scelta con ragioni di opportunità, vista la vicinanza alla chiesa della cittadina. Il sindaco emana in fretta e furia una specifica ordinanza (sostituita alcuni mesi dopo da una seconda ordinanza a carattere temporaneo in attesa dell’approvazione del nuovo regolamento comunale). La commerciante in questione, vistasi negare l’apertura del negozio, ha denunciato l’amministrazione e ieri è arrivata la sentenza del Tar della Lombardia che ha condannato il Comune a pagare 5mila euro di risarcimento, oltre ad interessi e alle spese legali (2500 euro).
Anche in questo caso il senatore leghista conferma la propria decisione: “Era una questione di decoro urbano, io ho fatto una scelta politica che rifarei anche oggi, non arretro di un passo”, peccato che, anche in questo caso, a pagare siano i cittadini (oggi governati da una giunta di segno opposto). L’attuale sindaco, Laura Cavalotti, non ci sta: “Un sindaco quando emette ordinanze e atti deve agire nell’ambito della normativa, principio che deve prevalere su tutto, sia come capo dell’amministrazione che come ufficiale di governo. Ognuno deve essere consapevole fino a dove si può muovere la propria azione. Chiaramente sulle conseguenze finanziarie faremo una rivalsa sui responsabili dell’atto, non è giusto che a pagare siano cittadini di Tradate”. Il primo cittadino poi continua: “E non sono gli unici problemi di carattere finanziario di cui ci siamo trovati a rispondere. Le scelleratezze compiute in passato ci sono costate negli ultimi due anni 700mila euro solo per le sanzioni del mancato rispetto del patto di stabilità così oggi siamo costretti ad applicare la Tasi, cosa che avrei evitato volentieri”.