Bellezza è la parola che voglio introdurre nel dibattito sul climate change“. La stessa bellezza che in Italia non vogliamo tutelare, trivellando i nostri mari. “Il cambiamento climatico è la sfida del nostro tempo. Lo dice la scienza: non c’è tempo da perdere, la politica deve fare la propria parte“.

È per questo che abbiamo deciso di snellire, con il decreto “Sblocca Italia“, i processi di autorizzazione di nuove attività estrattive a mare, prevedendo per molti progetti l’irrilevanza della valutazione di impatto ambientale e impedendo a cittadini, “comitatini” e governi regionali di esprimere la propria opinione. “L’impegno dell’Italia continua sui numeri: ad agosto 2014, il 45% delle elettricità in Italia proveniva da fonti rinnovabili“. Per questa ragione abbiamo deciso di bloccare lo sviluppo delle rinnovabili, attaccandole addirittura retroattivamente, con il decreto “spalma-incentivi”, scoraggiando così qualsiasi investimento nel settore.

E infine: “È fondamentale raggiungere a Parigi nel 2015 un accordo globale e vincolante in difesa del clima. I nostri figli si attendono che questo accordo sia vincolante“. Ed è per questo che l’Italia, Presidente di turno dell’Unione Europea, non si è ancora espressa in favore di tre obiettivi ambiziosi e vincolanti per l’Ue al 2030; tutto questo alla vigilia del decisivo Consiglio Europeo del 23-24 Ottobre.

Queste contraddizioni in libertà – ai limiti della commedia dell’assurdo – non sono altro che lo specchio del panorama energetico italiano. A pronunciarle, il capo del governo Matteo Renzi, ieri a New York per la conferenza Onu sui cambiamenti climatici. Evento durante cui si è vantato del ruolo delle rinnovabili in Italia, affermando che la lotta ai cambiamenti climatici è urgente e fondamentale, e che i nostri figli si aspettano che si faccia qualcosa subito. Ha però omesso di spiegare quello che si sta facendo realmente in Italia: attaccare retroattivamente le rinnovabili, allontanando così dal nostro Paese qualsiasi investimento in tecnologia verde e innovazione, per puntare dritti sulle trivellazioni – in particolare in mare – per tirare fuori quelle poche gocce di petrolio che, secondo i dati dello stesso Ministero dello Sviluppo, non coprirebbero neppure due mesi dei consumi nazionali di petrolio.

Sono forse queste le azioni che i nostri figli si auspicano per mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi centigradi? Sono questi i provvedimenti che oltre un milione di persone, scese solo tre giorni fa in strada in tutto il mondo, hanno chiesto per difendere il Pianeta su cui viviamo? È definendo “comitatini” le popolazioni locali che si oppongono alle fonti fossili, poiché ne vivono ogni giorno sulla propria pelle gli effetti, che si vuole dare un futuro migliore ai cittadini?

Non sappiamo se il Presidente del Consiglio sia stato fulminato sulla via di New York, e abbia davvero compreso la delicatezza del momento, come tristemente suggerito anche dalle ultime alluvioni nel Gargano e a Firenze. Noi ci limitiamo a giudicare i fatti – che per ora testimoniano solo la svolta fossile del governo Renzi – e a opporci con tutte le nostre forze all’uso del carbone e del petrolio. Perché, come dice il premier, “la lotta al cambiamento climatico è un segno di responsabilità verso il futuro“. E, aggiungiamo noi, il futuro non è fossile. Il futuro è rinnovabile.

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