Lo Stato Islamico sta progettando azioni terroristiche alle metropolitane di New York e Parigi. Lo rivela il primo ministro iracheno Haider al-Abadi parlando con i giornalisti, a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu a New York. Il nuovo premier dell’Iraq ha inoltre confidato di essere venuto a conoscenza del pericolo il giorno stesso. Non arrivano conferme, però, dal governo americano: “Non ci sono conferme di minacce terroristiche. Gli Usa stanno comunque verificando queste informazioni”, ha commentato la portavoce del Consiglio nazionale della Casa Bianca, Caitlin Hayden. Anche il presidente iraniano, Hassan Rohani (nella foto), è intervenuto in merito alle violenze perpetrate dall’Isis: “L’anti-occidentalismo di oggi ha radici nel colonialismo di ieri ed è una reazione al razzismo”. L’agenzia Mena riporta anche che lo Stato islamico ha “distrutto completamente” la “Chiesa Verde” di Tikrit in Iraq, uno dei più antichi monumenti cristiani in Medio Oriente. I jihadisti hanno piazzato l’esplosivo all’interno e poi fatto brillare le cariche. Distrutta anche la moschea Arbaeen Wali.
L’Isis progetta attentati nelle metro di New York e Parigi. A margine dell’Assemblea, il presidente iracheno al-Abadi ha dichiarato di essere venuto a conoscenza il giorno stesso (giovedì, ndr) dell’esistenza di un piano dei terroristi dell’Isis per compiere attentati nelle metropolitane di New York e Parigi. A scoprire le mire dei miliziani fedeli all’autoproclamato califfo, Abu Bakr al-Baghdadi, sono stati i servizi segreti iracheni che, dopo aver avvertito il primo ministro, hanno subito contattato gli Stati Uniti per metterli al corrente dei piani dei fondamentalisti. “Oggi – ha detto al-Abadi – ho ricevuto informazioni da Baghdad, dove sono stati arrestati alcuni elementi, che lasciano pensare che reti presenti in Iraq stessero preparando attentati nella metro di Parigi e degli Stati Uniti”. “Alla luce dei dettagli che ho ricevuto – continua – queste informazioni sembrano credibili”. Caitlyn Hayden, però, non conferma le informazioni dei servizi segreti iracheni, anche se vuole precisare che “gli Stati Uniti stanno comunque verificando queste informazioni”.
Rohani all’Onu: “Chi ha finanziato Isis chieda scusa all’umanità”. Rohani ha denunciato la “strategia sbagliata” dell’Occidente in Medio Oriente parlando anche di “ingerenze non appropriate in Siria” e citato anche le “aggressioni militari in Iraq e Afghanistan” come fattori di questa strategia errata. Le dichiarazioni del presidente iraniano arrivano dopo poche ore dall’invito del premier britannico, David Cameron, ad una partecipazione attiva dell’Iran nella lotta al califfato per dimostrare, ha continuato il primo ministro, di non appoggiare come in passato movimenti terroristici. Secca la risposta del rappresentante iraniano: “E’ deplorevole che un paese che con la sua azione e il suo sostegno ha aiutato il terrorismo e infettato la nostra regione e il mondo con il gruppo Daech (Isis), si permetta di accusare l’Iran che è stato in prima linea nella lotta contro il terrorismo”. Poi ha continuato in un attacco contro il movimento fondamentalista: “Da est a ovest, gli estremisti minacciano i nostri quartieri ricorrendo al sangue e alla violenza – dice Rohani. Non parlano un’unica lingua, non sono di un unico colore né di un’unica nazionalità, sono arrivati in Medio Oriente da tutto il mondo”. I gruppi come l’Isis, continua il presidente iraniano, “hanno un’unica ideologia, che è la violenza e l’estremismo e hanno un unico obiettivo, ossia la distruzione della civiltà. Sono stupito che questo gruppo di assassini chiamino sé stessi ‘islamici’“. Rohani attacca anche tutti quei paesi o quelle potenze economiche che in passato hanno finanziato gruppi fondamentalisti: “Tutti coloro che hanno avuto un ruolo nel finanziamento e nel sostegno di questi gruppi terroristici devono riconoscere i loro errori e chiedere scusa non solo alla generazione passata, ma anche a quella futura”.
Raid americani contro raffinerie controllate dai jihadisti. Dopo due giorni di bombe contro i centri di comando dell’Isis, nella notte di mercoledì 24 settembre il bersaglio dei 13 raid americani sono state 12 raffinerie petrolifere sotto controllo dei jihadisti, nelle province orientali di Deir el-Zour e Hassakeh, che sembra servissero per fornire carburante per le operazioni dell’Isis. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’attacco della scorsa notte ha ucciso almeno 14 jihadisti e cinque civili, tra cui donne e bambini, forse mogli e figli di chi viveva vicino alla raffineria. Colpiti anche edifici, posti di blocco e veicoli dello Stato Islamico. Altri raid, aggiunge l’Osservatorio, hanno preso di mira il fronte al-Nusra, gruppo affiliato ad al-Qaeda, tra i più attivi contro il presidente Bashar al-Assad. Bombardamenti, a cui hanno partecipato anche Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Nel corso di quest’anno, l’Isis ha preso il controllo dei maggiori pozzi petroliferi della Siria e si crede che stia finanziando in parte le proprie operazioni trafficando petrolio e vendendolo sul mercato nero.
Timori per i turisti tedeschi rapiti alle Filippine. Nelle stesse ore in cui si è diffuso il video della decapitazione di Gourdel, nel disegno di una jihad globale è arrivato anche un messaggio da Abu Sayyaf, gruppo radicale islamico delle Filippine, che a sua volta minaccia di uccidere due ostaggi tedeschi rapiti ad aprile nell’ovest del Paese se Berlino continuerà a sostenere gli Usa contro l’Isis. Su Twitter sono comparse fotografie in cui vengono mostrati gli ostaggi, di 71 e 55 anni, circondati da militanti con il volto coperto e armati, tra cui uno con un machete. Pronta la risposta del segretario alla Difesa filippino Voltaire Gazmin. “Non negozieremo con il gruppo terrorista Abu Sayyaf che ha chiesto un riscatto di oltre 5 milioni di dollari per due ostaggi tedeschi”, ha detto Gazmin. Confermata anche la posizione del governo tedesco: “Non si accettano ricatti, la Germania non cambierà la sua strategia in Siria e in Iraq”. Abu Sayyaf è un gruppo di ribelli che dopo un passato fra le file di al Qaeda ha chiesto ora di allearsi con lo Stato islamico di al Baghdadi.
Francia: “Stiamo discutendo se estendere i raid”. Se gli Stati Uniti e la coalizione sono concentrati a colpire la Siria, a un giorno dalla decapitazione di Hervé Gourdel in Algeria, la Francia sta conducendo nuovi raid aerei sull’Iraq. Lo ha riferito il portavoce del governo, Stephane Le Foll. La Francia partecipa da una settimana all’azione Usa contro i jihadisti in Iraq, ma oltre all’attacco di oggi, ufficialmente ha compiuto sinora un solo raid, venerdì scorso. Proprio a seguito della morte del turista francese rapito lunedì in Algeria e ucciso da un gruppo di sostenitori dell’autoproclamato califfato islamico, la Francia sta inoltre prendendo in considerazione se estendere i raid aerei contro l’Isis anche al territorio siriano. Lo ha detto il ministro della Difesa di Parigi. “Noi abbiamo già un importante compito in Iraq, dove siamo su richiesta delle autorità irachene – ha sottolineato Le Drian. L’obiettivo è riconquistare il loro territorio”. Anche il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, apre alla possibilità di bombardamenti in Siria, sostenendo che non esistono “ostacoli legali” a un intervento aereo in Siria