Piacere quotidiano

La traversata del Gran Sasso: un’escursione per tutti e un panorama unico

In questo periodo visitare i sentieri tra le cime più alte degli Appennini è una scelta ottimale per trascorrere un week-end all'insegna di un cammino immerso nelle meraviglie della natura

Un silenzio assordante, contornato da montagne maestose e prati incontaminati dove l’uomo può riscoprire il fascino dell’avventura di toccare una vetta. Non è il promo di un’agenzia viaggi che vi lusinga con luoghi esotici a migliaia di chilometri di distanza, ma la descrizione del Gran Sasso, il massiccio montuoso più alto degli Appennini che in questo periodo è adatto ad ogni escursione. Un luogo di una bellezza rara ed incontaminata, che agli appassionati degli scritti di J.R.R. Tolkien ricorderà le immagini cinematografiche de Il Signore degli Anelli.

Un viaggio indimenticabile lungo sentieri ghiaiosi e aspre pendenze, che ognuno potrà modulare sulle proprie energie, scegliendo difficoltà e distanze adatte alla propria piccola sfida personale. Nelle parole di un’antica canzone abruzzese: “Sò sajitu ajiu Gran Sassu, sò remastu ammutulitu: me parea che passu passu se sajiesse a j’infinitu…“. In effetti, la sensazione è proprio questa. Quando le nuvole si abbassano rendendo invisibile a chi è a valle le alte cime del massiccio può capitare di imbattersi in scalini scavati nella pietra che portano dritto all’interno di una nuvola, dove è imperscrutabile il passo successivo e si ha la sensazione di accedere alle porte del paradiso.

E fu proprio l’ascesa alla cima più alta del Gran Sasso, il Corno Grande, nel 1573 da parte del bolognese Francesco De Marchi a dar vita all’alpinismo europeo. Un percorso fatto di fatica e sudore, che significano libertà dagli orpelli della nostra comodità quotidiana, come racconta Vladimiro Bilancetti, Media Process & Intelligence Sr Specialist di Neomobile, che è stato uno dei tanti escursionisti della “domenica” che si sono cimentati recentemente nella traversata del Gran Sasso: “L’escursione è un viaggio nel senso più ampio del termine: si tratta di percorrere un sentiero fino a giungere a una meta che poi si trasforma in un nuovo punto di partenza, proprio come accade nella vita ci si trova di fronte a scelte importanti, perché a volte la strada più breve per arrivare in vetta è anche quella più divertente, ma più faticosa da percorrere. Così un passo dietro l’altro, si ascolta il rumoroso silenzio della sacralità della montagna, immobile lì da prima di te e dei tuoi trisavoli, e che merita solo immenso rispetto. I falsi bisogni passano in secondo piano, e si ritrova il piacere delle cose autentiche: bere da una sorgente d’acqua, capire come il freddo secco dell’aria curi naturalmente la sinusite, aiutarsi e spronarsi a vicenda per il raggiungimento di un obiettivo comune”.

Non bisogna essere quindi esperti, ma sicuramente arrivare allenati e con l’equipaggiamento adatto: k-way, giacca a vento, zaino piccolo e leggero, maglione, cappello, scarponi, guanti, sciarpa ed occhiali da sole. Non bisogna essere neanche metereologi, ma sicuramente sarà importante dare un’occhiata alle previsioni del tempo: se è prevista pioggia o alta nuvolosità sul massiccio, non provate a sfidare le montagne. D’altra parte, quando il sole bacia le cime del Gran Sasso, la camminata diventa luminosa e piacevole. Ecco qualche percorso per chi fosse interessato a cimentarsi in una gita di due o tre giorni sulle cime del massiccio appenninico. Il sentiero più completo, che richiede almeno tre giorni di camminata (circa sei ore al giorno), parte da Pietracamela, borgo di Teramo, dove attraverso un’antica mulattiera si arriva fino ai Prati di Tivo: qui c’è una lunga passeggiata tra pascoli verdi, dove vedrete mucche, cavalli e volpi, che vi porterà fino alle pendici delle montagne del massiccio, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Il vostro obiettivo sarà la vetta del Corno Grande (2.912 metri), la cima degli Appennini, da cui si vede all’orizzonte il Mar Adriatico: raggiungere la cima non è proprio una passeggiata, quindi informatevi sull’attrezzatura necessaria (casomai sceglieste il percorso in “ferrata”) e sulle condizioni climatiche. Questo itinerario vedrà delle pause notturne: nel Parco ci sono diversi rifugi dove si potrà pernottare, prenotando per tempo visto l’alto numero di escursionisti. In generale, sono molti i percorsi che si possono solcare: uno dei più accessibili avvolge Campo Pericoli.

Partendo da Campo Imperatore – quindi dal lato opposto rispetto al percorso visto in precedenza – si sale verso il Monte Aquila, che conta 2.494 metri: la vista delle nuvole sotto di sé è impressionante e si tratta di un percorso semplice e poco impegnativo che vi richiederà mediamente tre ore tra andata e ritorno. I più volenterosi potranno poi proseguire verso il rifugio Garibaldi e da lì prendere la strada che passa per il “ghiaione” e vi guida fino al rifugio Duca degli Abruzzi: un cammino lungo, faticoso e riservato a chi è alla ricerca di un brivido, come racconta Vladimiro: “I passaggi più belli sono quelli in cresta, quando sai che non puoi sbagliare nemmeno un passo, quando hai il vuoto a destra e a sinistra e non hai il tempo di provare nemmeno il senso di vertigine del vuoto, allora metti le ginocchia giù per abbassare il baricentro e procedi con tanta voglia di arrivare sino al rifugio più vicino, il Duca degli Abruzzi, quando sai di poterti riposare prima di affrontare una nuova salita o per ritornare alla base”.

Ma i sentieri e le possibilità sono molteplici, adatti a tutte le età: una volta terminata la lunga camminata potrete sempre ristorarvi al centro turistico di Campo Imperatore, dove un “bombardino” – prima – e i tipici arrosticini abruzzesi – poi – sapranno ristorarvi dalle fatiche di giornata. E in serata potrete godere del manto stellato, così vicino da poterlo accarezzare. Almeno con la fantasia.

di Gianluca Schinaia

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