L'immobiliare, imputata per manipolazione del mercato e ostacolo all'autorità di vigilanza in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, nel corso dell’udienza preliminare ha chiesto di uscire dal procedimento pagando 103mila euro. L'istanza, si legge in una nota, non costituisce "ammissione di responsabilità alcuna"
La società immobiliare Risanamento, imputata a Milano insieme all’ex presidente e ad Luigi Zunino per manipolazione del mercato e ostacolo all’autorità di vigilanza, nel corso dell’udienza preliminare ha chiesto di patteggiare la pena pagando una sanzione pecuniaria di 103mila euro. L’istanza è stata depositata al gup Roberta Nunnari dai legali della società, finita sotto processo in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. In questo modo Risanamento, ancora gravata da debiti per quasi 500 milioni (pur in forte miglioramento rispetto agli 1,8 miliardi di rosso del 2013 grazie alla cessione di un portafoglio di immobili in Francia), punta ad uscire dal procedimento. Che proseguirà, quindi, nei confronti di Zunino e di Franco Bonelli, Salvatore Mancuso e Oliviero Bonato, ai tempi (2009) rispettivamente consulente legale della società, amministratore di fatto e direttore generale.
Si tornerà in aula il prossimo 27 ottobre, giorno in cui il giudice dovrebbe decidere sull’istanza di patteggiamento e sulla richiesta di processo per Zunino e gli altri tre imputati avanzata dai pm Roberto Pellicano e Gaetano Ruta. In una nota il gruppo spiega la decisione di presentare l’istanza di patteggiamento scrivendo che “i fatti contestati – commessi nel periodo compreso tra il 23 febbraio 2009 ed il 19 marzo 2009 – sono relativi alla passata gestione” e quindi “totalmente estranei all’attuale gestione e all’attuale consiglio di amministrazione”. La richiesta, precisa Risanamento, non costituisce “ammissione di responsabilità alcuna”.
Le accuse per le quali la procura di Milano ha notificato in marzo un avviso di garanzia alla società sono riferite ad alcuni comunicati emessi su richiesta della Consob ma che, secondo i pm, “contengono informazioni false, non rappresentando fedelmente l’entità del fabbisogno finanziario del gruppo nei successivi 12 mesi”.