L'uomo, secondo il giudice di sorveglianza, Linda Arata, ha vissuto 601 giorni di detenzione in "condizioni disumane", in uno spazio inferiore al limite minimo di 3 metri quadrati per persona stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. La sentenza prevede un risarcimento di 4.808 euro e 10 giorni di sconto della pena
Risarcito con 4.808 euro e rilasciato con 10 giorni d’anticipo per detenzione in cella sovraffollata e “trattamento disumano e degradante”. È la prima sentenza di questo genere, come riporta il Corriere della Sera, ed è stata pronunciata dal giudice di sorveglianza Linda Arata. Riguarda un carcerato albanese che stava scontando una condanna a 6 anni nel carcere di Padova per associazione a delinquere, prostituzione minorile, violenza privata e falsa testimonianza. L’uomo avrebbe vissuto gli ultimi 701 giorni della sua detenzione, prima della sentenza, in condizioni “disumane” a causa del poco spazio disponibile conseguente al sovraffollamento della sua cella.
La decisione del giudice è il primo “rimedio compensativo” previsto nel dl 92 del 26 giugno 2014 che ha l’obiettivo di porre rimedio alla situazione del sovraffollamento delle carceri italiane, dopo la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo (Edu) di Strasburgo riguardanti i casi Sulejmanovic, del 2009, e Torreggiani, del 2013. L’Italia è stata multata dai giudici europei perché non rispetta i limiti minimi di spazio per detenuto all’interno della propria cella, misure che la Corte ha stabilito debbano essere di almeno 3 metri quadrati. Per rimediare a una situazione che nelle nostre carceri è molto diffusa, il decreto legge prevede uno sconto pari a un decimo della pena rimanente e 8 euro al giorno per ogni giorno passato in “condizioni di detenzione disumane”.
Nel caso del detenuto albanese, il giudice ha stabilito che per 601 giorni, dopo esser stato trasferito in cella con altri due detenuti, il carcerato ha vissuto in uno spazio pari a 2,85 metri quadrati a testa e, quindi, al di sotto dei limiti minimi consentiti dalla Corte di Strasburgo. Il giudice Arata ha quindi provveduto a stabilire un risarcimento pari a 4.808 euro in aggiunta a uno sconto di pena di 10 giorni sui 100 che rimanevano da scontare. In questo modo, il detenuto è tornato libero lo scorso 2 settembre.