E alla fine anche l’Associazione nazionale magistrati si schiera contro Luigi de Magistris. Il sindacato delle toghe “giudica gravi e offensive le dichiarazioni rese dal sindaco di Napoli nei confronti dei giudici del Tribunale di Roma in relazione alla sentenza emessa nei suoi confronti”. Parole “tanto più inaccettabili – sottolinea l’Anm – poiché provenienti da un uomo delle istituzioni che ha per anni anche svolto la funzione giudiziaria”. L’Anm, prosegue la nota, “pur non entrando nel merito della vicenda giudiziaria, osserva che le espressioni usate vanno ben oltre i limiti di una legittima critica a una sentenza perché esprimono disprezzo verso la giurisdizione”.

A innescare la reazione è stato l’intervento del sindaco di Napoli questa mattina in Consiglio comunale, seguito alla condanna a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio comminata dal tribunale di Roma in relazione al caso dei tabulati telefonici dei parlamentari acquisiti nell’inchiesta Why not. Condanna che, secondo la legge Severino, comporta la sospensione di 18 mesi da ogni incarico amministrativo. Il sindaco arancione, però, non solo ha ribadito che non ha intenzione di lasciare, ma ha aggiunto che a dimettersi dovrebbero essere “i giudici” che lo hanno condannato e ha evocato manovre per “mettere le mani sulla città”. 

Video d Andrea Postiglione

Nel pomeriggio, De Magistris è tornato a parlare in una conferenza stampa nella quale ha stemperato solo parzialmente i toni, ma ha tenuto il punto. Non si è trattato di un “attacco” alla magistratura, ha voluto precisare, ma di “parole forti” nei confronti di una sentenza “inaccettabile e intrisa di violazioni di legge. Prima di censurare ciò che ho detto”, ha aggiunto, “o di fare una difesa corporativa – dice – l’Anm legga le mie dichiarazioni. So discernere”. Per il sindaco, “la magistratura non è un moloch di gente per bene, perché ci sono anche fior di delinquenti – sottolinea – Se l’Anm intende censurare le mie dichiarazioni ha tutto diritto di farlo, come io ho tutto diritto di fare critiche da persona che pensa di aver subito ingiustizia”. Comunque sia, “le dimissioni non ci saranno. Io non solo resisterò, ma continueremo a difendere questa esperienza che dà fastidio a molti”. E “se dovesse malauguratamente arrivare la sospensione starò meno a Palazzo San Giacomo e più per strada. Farò il sindaco sospeso”.

Video di Andrea Postiglione

Intanto però si sta facendo terra bruciata intorno al sindaco ex magistrato e protagonista della “rivoluzione arancione” che lo ha portato alla guida del capoluogo campano in nome della legalità. De Magistris si proclama innocente e vittima di un “errore giudiziario”, ma alla fine il testo della legge Severino parla chiaro: il sindaco che ha subito una condanna anche non definitiva per un reato contro la pubblica amministrazione – incluso l’abuso d’ufficio – va sospeso per 18 mesi. E’ vero che i fatti che hanno portato alla condanna rislagono all’altra vita di De Magistris, quella da pm di Catanzaro, e non hanno nulla a che vedere con l’attività politica e amministrativa. Ma è altrettattanto vero che nel testo della legge in vigore dal 2012 questa distinzione non esiste. E dato che la Severino ha mietuto tra le altre una vittima illustre come Silvio Berlusconi, decaduto da senatore dopo la condanna definitiva per frode fiscale, ora è difficile invocare eccezioni e distinguo. De Magistris ha comunque voluto chiarire: “La mia è una vicenda molto molto diversa da quella di Berlusconi, lui è stato condannato in via definitiva e sono scattate le pene”.

Così nel breve giro di una mattinata la reazione scomposta di del sindaco ha scatenato le critiche dell’amico ed ex collega Raffaele Cantone, presidente dell’Anac (“Buttiamoci dietro i complotti giudiaco-massonici”), di Piero Grasso, ex collega pure lui e presidente del Senato (“L’applicazione della Severino è inevitabile”)e, appunto, dell’Associazione nazionale magistrati, abituata negli anni a parare colpi provenienti da ben altre latitudini politiche. Cantone è tornato sull’argomento nel pomeriggio: “Sono convinto che, sbollita la rabbia, si renderà conto che un magistrato rispetta le sentenze”.

Per non parlare, naturalmente, degli avversari. Al centrodestra non pare vero di vedere l’ex toga “arancione” in panni simili (fatte le debite proporzioni) a quelli di Berlusconi e simili. “Il penoso epilogo della parabola di Luigi De Magistris è la dimostrazione di come il giustizialismo sia nemico della legalità e di come la fine inevitabile dei giustizialisti sia quella di rifiutare la giustizia e negare la legge”, festeggia Gaetano Quagliariello dell’Ncd. “Salvo esultare quando la vedono applicata ai loro avversari”. Da Forza Italia, l’europarlamentare Alessandra Mussolini ha gioco facile nel dire che “chi di Severino ferisce, di Severino perisce”. Ed era stato un altro berlusconiano, l’ex toga Francesco Nitto Palma, a invocare in mattinata l’intervento “di Anm e Csm”. 

Non si risparmia neppure il Pd. Valga per tutti l’intervento dall’ex cronista del mattino Rosaria Capacchione, finita nel mirino della camorra e oggi deputata in Commissione antimafia. “Oggi non so se ridere o piangere. Il sindaco ha detto che vuole resistere fino alla fine. Resistere a cosa? La legge è chiara e – fino a prova contraria – vale per tutti, in special modo per uno come De Magistris che, prima di essere sindaco, è stato magistrato”. L’atteggiamento di De Magistris “è inaccettabile da un amministratore pubblico, per di più ex magistrato. Berlusconi si è dovuto dimettere e, invece, De Magistris vuole fare le barricate…”. 

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