Il testo approvato in commissione ambiente alla Camera prevede "buoni mobilità" per chi va a lavoro in bici o a piedi, ma anche il finanziamento di iniziative di car e bike sharing e la realizzazione di percorsi protetti per chi porta i bambini a scuola senza usare l'auto. Il relatore Bratti (Pd): "I primi bandi dovrebbero arrivare all'inizio dell'anno prossimo"
Incentivi per chi va a lavoro in bicicletta o a piedi: dall’anno prossimo potrebbero arrivare anche Italia. Nel collegato ambientale alla legge di stabilità, approvato il 4 settembre dalla commissione ambiente della Camera, fra le molte disposizioni per “promuovere misure di green economy” appaiono per la prima volta i “buoni mobilità”, ossia forme di incentivo dedicate a chi dimostra di usare “mezzi di trasporto sostenibili”. Un’espressione vaga, perché “la forma dell’incentivo è tutta da studiare”, ha detto a Ilfattoquotidiano.it l’onorevole Alessandro Bratti, Pd, relatore del provvedimento. “Il ‘buono’ potrebbe concretizzarsi con la possibilità di entrare alcuni minuti più tardi al lavoro per chi dimostra di andarci in bicicletta, per esempio, oppure con la possibilità di avere in comodato gratuito delle bici elettriche”, ha detto il deputato. Che non ha escluso incentivi in denaro sul modello francese: la scorsa primavera Parigi ha vagliato un piano per lo sviluppo della mobilità alternativa che, altre fra le iniziative, prevede anche un indennizzo di 0,25 euro al chilometro per chi decide di recarsi al lavoro a piedi o in bici. Starà al Ministero dell’Ambiente stabilire i criteri per accedere ai fondi.
Il testo approvato dalla commissione ambiente prevede uno stanziamento complessivo di 35 milioni di euro nel 2015 – provenienti dalle aste delle quote di emissione di CO2 – per la “realizzazione del programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola, casa-lavoro”. I soldi serviranno al “finanziamento di progetti degli enti locali con popolazione superiore ai 100.000 abitanti diretti a incentivare iniziative di mobilità sostenibile, incluse iniziative di car-pooling e bike-pooling, la realizzazione di percorsi protetti per gli spostamenti, anche collettivi e guidati, casa-scuola a piedi o in bicicletta, di laboratori e uscite didattiche con mezzi sostenibili, di programmi di educazione e sicurezza stradale, di riduzione del traffico, dell’inquinamento e della sosta delle auto in prossimità degli istituti scolastici o delle sedi di lavoro”.
L’articolo 2 bis, infatti, si interessa anche del problema del traffico nelle ore di ingresso e uscita da scuola: grazie ai fondi stanziati, gli enti locali potrebbero finanziare le iniziative di “bike to school” o “walk to school” già attive in alcune grandi città italiane, spesso organizzate volontariamente da genitori che si occupano di accompagnare gruppi bambini a scuola senza muovere le macchine. “La filosofia del provvedimento è anche didattica, in un periodo un cui i bambini sono abituati a essere portati a scuola in macchina, si può insegnare loro che si può andare a scuola in bici o a piedi senza avere paura”, ha detto ancora Bratti.
“Abbiamo voluto con tutte le forze l’introduzione di questo articolo 2 bis sul ‘Programma di mobilità sostenibile’, e lo stiamo difendendo con i denti perché arrivi all’approvazione di Camera e Senato: il finanziamento è piccolo, ma serve a dare un segnale a favore della ‘mobilità dolce’, ultimamente trascurata a causa di problemi di bilancio, e a rilanciarla anche culturalmente”, ha detto a Ilfattoquotidiano.it Bratti. Se il collegato sarà approvata da Camera e Senato, il Ministro dell’Ambiente avrà 60 giorni per definire “il programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile e dei criteri per la presentazione dei progetti”, e altri 60 giorni per provvedere “alla ripartizione delle risorse e all’individuazione degli enti beneficiari”. “Il provvedimento dovrebbe andare in aula il 3 ottobre ed essere licenziato entro metà ottobre, per poi passare al Senato. Trattandosi di un collegato alla legge di stabilità, i tempi non possono essere lunghi”, ha concluso Bratti. “Se tutto va bene, ai primi di gennaio dovremmo avere i primi bandi”.