Il Parlamento inglese ha approvato l'inizio delle operazioni in Iraq a fianco di Usa e Francia. Ma ora Washington rilancia: "L'Isis non si sconfigge solo con i raid aerei, serve un’azione più ampia, anche politica e diplomatica". Il capo di stato maggiore interforze Usa, Martin Dempsey: "Per riconquistare i territori occupati dall’Isis in Siria servirà una forza di ribelli siriani da 12.000 a 15.000 uomini"
Nel giorno in cui il Parlamento inglese approva i raid aerei in Iraq, il Pentagono, per voce del Segretario della Difesa, Chuck Hagel, rilancia: “L’Isis non si sconfigge solo con i raid aerei. I bombardamenti non bastano. Serve un’azione più ampia, anche politica e diplomatica”. Così ha commentato il militare statunitense nel corso di un incontro sulle azioni militari in Iraq e Siria. Hagel ha fornito anche numeri riguardo i primi 3 giorni di bombardamenti, affermando che Stati Uniti e Francia hanno condotto 200 raid aerei contro lo Stato Islamico in Iraq e che gli Usa, insieme agli alleati arabi, hanno portato a termine 43 attacchi aerei in Siria. Washington, per ora, tuttavia non cambia strategia: per riconquistare i territori occupati dall’Isis in Siria servirà una forza di ribelli siriani da 12.000 a 15.000 uomini: lo ha detto il capo di stato maggiore interforze Usa, Martin Dempsey. “Sono fiducioso che possiamo addestrarli”, ha aggiunto Dempsey a proposito dei ribelli appoggiati dagli Usa in Siria, “ma – ha aggiunto il generale – dovranno avere dei leader e una struttura politica. E per questo ci vorrà tempo”.
Il premier a Westminster: “Non è come nel 2003”
Anche il primo ministro britannico, David Cameron, ha voluto lasciare la porta aperta a a un eventuale intervento in Siria, nonostante i leader dei maggiori partiti abbiano manifestato diversi dubbi riguardo a questa possibilità. Quella in Iraq, ha commentato l’inquilino del numero 10 di Downing Street, “sarà una missione che non durerà qualche settimana, ma anni. Dobbiamo essere pronti a questo tipo di impegno”. Il primo ministro britannico, a Westminster prima del voto, ha spiegato che si tratterà di un intervento “del tutto legale, in quanto risponde ad una richiesta da parte delle autorità irachene: “È moralmente giusto quindi agire, e agire adesso”. A conclusione del suo intervento Cameron ha sottolineato la consapevolezza che che l’intervento britannico in Iraq nel 2003 “pesa pesantemente’ alla Camera dei Comuni, ma ha insistito sostenendo che l’attuale situazione è differente: “Non è come il 2003 e non dobbiamo utilizzare gli errori del passato come una scusa per l’indifferenza o la mancata azione”. Cameron ha incassato l’appoggio dei laburisti. “Sostengo la mozione del governo per i raid in Iraq” ha detto alla Camera dei Comuni il leader dell’opposizione britannica, Ed Miliband. L’opposizione e dei deputati laburisti era stata fondamentale lo scorso anno quando era stata respinta la mozione per un’eventuale azione militare in Siria. Uno smacco per Cameron che fu costretto a ‘ritirare’ l’appoggio già promesso a Washington.
Arresti tra Spagna e Marocco: “Arruolatori e combattenti”
“Arruolatori e combattenti in procinto di partire per la Siria o l’Iraq o di ritorno dai territori di guerra”. Sono nove le persone accusate di terrorismo e di appartenenza a una cellula della jihad collegata allo Stato islamico (Isis) arrestate all’alba di oggi a Melilla e Nador, in un’operazione coordinata dall’alto tribunale dell’Audiencia Nacional. Secondo gli inquirenti il capo della cellula che operava fra Melilla, l’enclave spagnola in Marocco, è un cittadino spagnolo, gli altri arrestati sono otto di nazionalità marocchina. Secondo fonti investigative citate dall’agenzia Efe il leader della cellula è un ex militare dell’esercito spagnolo. L’uomo era stato in Mali e in altre zone di conflitto come ‘soldato’ della Jihad ed era incaricato di arruolare combattenti per l’Isis al sud dell’enclave spagnola in Marocco e a Nador, nel nordest del paese magrebino.
“Tremila europei nelle file dell’Isis”. Sono oltre 3.000 gli europei che si sono arruolati nelle file dell’Isis per combattere in Iraq e in Siria. Il coordinatore europeo dell’antiterrorismo Gilles De Kerchove lo ha ribadito alla Bbc. Per De Kerchove gli attacchi aerei occidentali fanno aumentare il rischio di azioni di ritorsione in Europa. Nella cifra di tremila sono inclusi anche i combattenti che sono poi rientrati in Europa e quelli che sono morti nei teatri di guerra.
In Iraq uccisi due leader dello Stato islamico
Dal fronte iracheno arriva la notizia dell’uccisione di due leader dello Stato islamico nei raid aerei condotti nei giorni scorsi dall’aviazione americana contro un’area nel governatorato di Kirkuk, Iraq settentrionale. Secondo il dipartimento di polizia di Hawijah le due vittime sono il ‘governatore’ Nime Nayef e il comandante militare Abu Abed. I due sono stati uccisi nel villaggio di Bashir, a quindi chilometri da Kirkuk. Intanto ci sono delle vittime, secondo gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, nei nuovi attacchi aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti che hanno preso di mira impianti petroliferi e altre strutture sotto il controllo dei militanti dello Stato islamico in Siria. Gli attacchi sono avvenuti nella notte e nelle prime ore di oggi e hanno colpito due zone petrolifere nella provincia di Deir el-Zour, dopo che gli Stati Uniti e i loro alleati arabi hanno colpito una decina di strutture per la produzione di petrolio nella stessa zona vicino al confine siriano con l’Iraq. I raid aerei hanno anche preso di mira la sede del gruppo dello Stato islamico nella città di Mayadeen.