Vladimir Putin sfida l’Occidente sul terreno dei mass media. Oggi la Duma ha varato una legge che limita ulteriormente la presenza di società straniere nel settore dei mass media in Russia. Ma il giro di vite è iniziato da tempo: se da un lato l’obbligo di avere i server in Russia per i siti internet occidentali, compresi i giganti come Facebook, Gmail e Twitter, è stato anticipato al 2015, dall’altro il Cremlino ha aumentato di mezzo miliardo di dollari i finanziamenti ai media governativi che godono di una ribalta internazionale come l’emittente tv Russia Times e l’agenzia Rossia Sivodnia. Mentre all’orizzonte si profila una stretta anche su Skype: un disegno di legge chiede di abolire i vantaggi economici delle telefonate via internet. L’obiettivo, ufficialmente, è quello di contrastare terrorismo, traffico di droga e truffe, ma sullo sfondo del giro di vite c’è la volontà del Cremlino di limitare l’influenza dell’informazione occidentale nel braccio di ferro sull’Ucraina e migliorare l’immagine del Paese all’estero, fortemente compromessa dalla crisi ucraina.
Tetto del 20% delle partecipazioni straniere: sì della Duma
Le società straniere non potranno possedere più del 20% nei media russi: lo prevede una legge approvata oggi dalla Duma. Il ramo basso del parlamento ha approvato in seconda e terza lettura (quella definitiva) il progetto di legge che riduce dal 50% al 20% il tetto delle quote straniere in tutti i media russi (giornali, periodici, tv e pubblicazioni internet). In particolare nel mirino, secondo gli analisti, il quotidiano economico Vedomosti e la versione russa di Forbes, entrambi spesso critici verso il potere. Ma la tagliola si abbatterrà anche sul quotidiano in lingua inglese Moscow Times e su colossi come Axel Springer, Ctc Media, Burda, Condè Nast, in gran parte legati a riviste glamour che hanno plasmato i gusti e le mode della nuova elite post sovietica. “E’ la guerra fredda, la guerra dell’informazione lanciata contro la Russia, a imporre leggi e azioni come questa”, ha commentato uno dei tre estensori, il deputato Vadim Dengin.
Dal 2015 i siti stranieri dovranno avere server in Russia
Il giro di vite voluto dal Cremlino riguarda soprattutto la sfera di internet e, in particolare, il settore dei social network. Scatterà infatti dal 1° gennaio del 2015, anziché dal settembre 2016, l’obbligo di registrarsi in Russia, spostando i server nel Paese, per le società di comunicazione on line straniere. Lo ha ricordato Roscomnadzor, l’ente statale russo preposto al controllo dei mass media, a Facebook, Gmail e Twitter, come riferisce il quotidiano Izvestia. In luglio Putin aveva firmato una legge che impone ai servizi di posta elettronica e ai social network di conservare sul territorio russo ogni dato personale degli utenti, a pena di chiusura. Ma nei giorni scorsi la Duma, il ramo basso del parlamento, ha anticipato la data di entrata in vigore del provvedimento all’inizio del prossimo anno.
Il ddl: stretta su Skype, stop a telefonate su internet
Nella stretta rischia di finire anche Skype. Il deputato liberal-democratico Iaroslav Nilov ha presentato un progetto di legge che abolirebbe il vantaggio economico di telefonare via Skype o con altri operatori Ott (over the top content), che cambiando il numero telefonico fanno identificare agli operatori del settore le chiamate come locali e non a lunga distanza. Il progetto di legge vieterebbe di cambiare numeri telefonici nelle chiamate via internet, che i servizi segreti non possono “tracciare”. L’obiettivo, ufficialmente, è quello di contrastare terrorismo, traffico di droga, truffe, garantire la trasparenza dei servizi ed evitare le perdite degli operatori telefonici russi. Ma molti temono che di fatto si tratti di un modo per bandire Skype (controllata da Microsoft) e in genere la telefonia Ip. Il progetto di legge verrà esaminato a ottobre.
Mezzo miliardo in più ai media governativi Rt e Rossia Sivodnia
La strategia appare chiara: limitare la presenza dei media stranieri sul territorio russo e potenziare i media locali. Nonostante la stagnazione dell’economia sullo sfondo delle sanzioni occidentali, il governo russo ha annunciato nel bilancio 2015-2017 un sostanziale aumento dei finanziamenti dei media statali, soprattutto di quelli internazionali, per un ammontare complessivo di oltre 500 milioni di dollari solo per le due punte di lancia dell’informazione di casa, la tv Russia Today (Rt) e l’agenzia Rossia Sivodnia (Russia oggi, ex Ria Novosti). Secondo gli analisti, la mossa mira a migliorare l’immagine del Paese all’estero, fortemente compromessa dalla crisi ucraina, e a far conoscere le proprie posizioni alla comunità mondiale contrastando la copertura generalmente negativa delle vicende russe da parte dei media occidentali. Russia Times, l’emittente filo Cremlino in lingua inglese, araba e spagnola, riceverà il prossimo anno una somma pari a 400 milioni di dollari (contro i 310 del 2014): un importo, secondo Rbk, superiore del 41% a quanto pianificato inizialmente per il 2015 e di circa il 30% di quanto stanziato nel bilancio 2014-2016. L’agenzia Rossia Sivodnia riceverà circa 170 milioni, il triplo di quanto previsto inizialmente. Il bilancio 2015-2017 stanzia ulteriori fondi per le emittenti statali nazionali.
La presunta amante di Putin a capo di Gruppo media nazionale
Dopo le dimissioni da deputata, l’ex campionessa olimpica di ginnastica ritmica e presunta amante di Vladimir Putin, Alina Kabaieva, diventerà capo del Consiglio direttivo della holding Gruppo media nazionale di Iuri Kovalchuk, un potente imprenditore vicino al leader del Cremlino che è anche nella lista delle persone sanzionate dagli Usa. Lo fa sapere Oxana Razumova, portavoce della holding che controlla il 25% del primo canale tv russo, le emittenti LifeNews e Ren-tv, radio Rsn e due quotidiani. La Kabaieva prenderà il posto di Kirill Kovalchuk, parente di Iuri Kovalchuk. Secondo i gossip (smentiti sia da Putin sia dall’ex atleta), Kabaieva avrebbe già dato due figli al leader del Cremlino, che ha divorziato dall’ex moglie Liudmila.
Media: “Black out di internet in caso di guerra”
Le autorità russe stanno esaminando la possibilità di disconnettere temporaneamente il Paese dalla rete globale di internet in caso di situazioni di emergenza come guerre o disordini di massa. Lo sostiene il quotidiano Vedomosti precisando che la settimana prossima sono previsti diversi incontri sulla gestione del segmento russo di internet in caso di emergenza. Il tema dovrebbe essere addirittura affrontato dal Consiglio di sicurezza nazionale presieduto da Putin, e i funzionari del ministero delle Comunicazioni riferiranno i risultati delle prove effettuate a luglio sulla stabilità di internet nel territorio russo.
Russia Unita contro Euronews: “Offende Putin”
Un deputato russo del partito putiniano Russia Unita ha chiesto alla procura russa di indagare sull’emittente televisiva Euronews per “offesa” al leader del Cremlino. Lo fa sapere il quotidiano Izvestia. A far indignare Mikhail Markelov – questo il nome del parlamentare – è stato un video che mostra i paramilitari del gruppo nazionalista ‘Pravi Sektor’ (Settore destro) che si esercitano sparando su un ritratto-caricatura di Putin con le sembianze di Adolf Hitler. Markelov ha inoltre chiesto l’intervento di Roskomnadzor, che ha il potere di bloccare l’accesso a una testata in Russia dopo due “avvertimenti”. Secondo il deputato della Duma, il reportage va contro “gli interessi nazionali” di Mosca e per questo potrebbero essere rifiutati i visti d’ingresso nel Paese ai responsabili della sua diffusione.