E' quanto emerge dalla perizia informatica effettuata sui dispositivi dell'ex arcivescovo polacco finito ai domiciliari per presunti abusi e possesso di materiale pedopornografico. A riferirlo è il Corriere della Sera
Un archivio segreto con “oltre 100mila file con foto e video a sfondo sessuale, a cui si aggiungono più di 45mila immagini cancellate”. E’ questo che ha rilevato la perizia informatica, come riporta il Corriere della Sera, che ricostruisce l’attività di Jozef Wesolowski, l’ex nunzio apostolico ed ex arcivescovo polacco finito ai domiciliari per presunti abusi su minori e possesso di materiale pedopornografico. Ma non solo. Si tratterebbe infatti di “reati commessi in concorso con persone ancora ignote”. E per questo si cercano complici e altre persone coinvolte nei Paesi dove il prelato ha prestato servizio prima di Santo Domingo ed è concreta l’ipotesi che presto ci saranno nuovi sviluppi. Secondo gli inquirenti è possibile che l’ex nunzio fosse “inserito in una rete internazionale più ampia di quella emersa finora”.
Wesoloski, scrive la perizia, dimostrava una “particolare abilità a utilizzare strumentazione elettronica” per cercare foto e video e questa attività veniva svolta in modo compulsivo. Il materiale digitale trovato nel computer dell’ex nunzio apostolico era “diviso per genere” tra bambine e bambini coinvolti in in prestazioni erotiche, era in parte contenuto in un pc di proprietà del Vaticano e a disposizione dell’ex nunzio e in parte in un portatile che l’ex prelato utilizzava. Si tratta di immagini scaricate dal web o che “le stesse vittime erano costrette a scattare”. Le vittime erano ragazzini di età compresa “tra i 13 e i 17 anni umiliati di fronte all’obiettivo, ripresi nudi e costretti ad avere rapporti sessuali tra loro e con adulti”. L’altro prelato, secondo quanto trapela, avrebbe detto di “essere pronto a spiegare l’errore” e nei prossimi giorni sarà interrogato.