Ogni volta che guardo Renzi, mi torna in mente Nanni Moretti. Soprattutto quando, a Piazza Navona, gridò: “Con questi leader non vinceremo mai”. Di Moretti, come di Benigni, oltre all’arte mi piace (piaceva?) quella loro propensione all’indignazione. Oggi la “loro sinistra” ha vinto. E loro, per questo, paiono sereni. Realizzati. Placati. E allora mi viene da chiedergli: caro Nanni, nel tuo diario oggi cosa scrivi? Ora che vedi il tuo leader pomiciare col noto trotzkista Marchionne; ora che ammiri il tuo leader riscrivere la Costituzione con Berlusconi (com’è che lo chiamavi? “Caimano”?); ora che le Carfagna (che tanto parevi detestare) si chiaman Boschi; ora che hai tutto il tempo di osservare il tuo leader usare lo stesso mix di incapacità fanfarona e arroganza tronfia che caratterizzavano il peggiore centrodestra d’Europa; ora che non c’è praticamente più differenza tra Pd e Forza Italia.

Ora che osservi tutto questo, caro Nanni, mi permetto di chiederti: ne valeva la pena? Sei politicamente felice? Sei ideologicamente realizzato? Valeva davvero la pena vincere così, a questo prezzo e a queste condizioni? Quando sei da solo, fingi anche tu un orgasmo politico a buon mercato o, come credo (e spero), hai la sensazione netta che il sol dell’Avvenire sia davvero sorto dalla parte sbagliata, proprio come in quella vecchia scena di Ecce bombo?

Perdona l’ardire, caro Nanni, ma questo tuo (vostro) silenzio mette un po’ tristezza. Eravate intellettuali liberi, oggi parete artisti embedded. Fedeli alla linea, anche se la linea non c’è. Ieri raccontavi la fine del Pci, oggi sembri felice – o anche solo accondiscendente, che forse è peggio – per l’ascesa del primo “cazzaro” che passava. Odiavi Craxi, ma voti la sua brutta copia. Odiavi Berlusconi, ma sostieni il suo erede. E lo fai – immagino – perché lui non ha più la maglia dei “cattivi” ma indossa quella dei “buoni”: dei giusti, dei compagni, dei rinnovatori.

Senza offesa, caro Nanni, e te lo dico da uno dei tantissimi che molto ti deve e tanto ti stima, ma così come Benigni era meglio da Cioni Mario, tu eri meglio quando perdevi. Come molti di noi. Ma facevi i girotondi. Come molti di noi. Dicevi: “Anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza”. Ora, però, sei maggioranza in una società mediamente indecente. La tua indignazione servirebbe come il pane, ma evidentemente sei troppo impegnato pure tu a giocare all’ex incendiario divenuto pompiere. Peccato.

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