Si sente un perseguitato, dice di avere subito una “sterzata ingiusta e violenta da parte di pezzi delle istituzioni”, e a fare un passo indietro non pensa nemmeno nonostante in base alla legge Severino non possa più essere il sindaco di Napoli. Da più parti si levano voci che chiedono le sue dimissioni, ma Luigi de Magistris, condannato per abuso d’ufficio a un anno e tre mesi nella vicenda delle utenze di alcuni parlamentari acquisite senza le relative autorizzazioni nel 2006, quando era pm a Catanzaro e titolare dell’inchiesta denominata “Why Not“, si difende e rilancia. La prima destinataria del suo sfogo è l’Associazione Nazionale dei Magistrati, che lo aveva criticato per alcune sue affermazioni successive alla condanna (“I giudici che mi hanno condannato dovrebbero dimettersi”, aveva detto l’ex pubblico ministero): “Io dico all’Anm: non faccia solo una difesa corporativa, che può essere finanche giusta, ma vada anche a vedere se all’interno della magistratura vengono commessi errori gravi“.

“Nonostante questa sterzata ingiusta e violenta da parte di pezzi delle istituzioni, io mi sento più rigenerato e forte perché so di essere dalla parte giusta – ha detto l’ex magistrato in un’intervista al Tgr Campania – noi andiamo avanti, non cambia nulla e io non mi dimetto perché non c’è alcun motivo per farlo”. Va avanti de Magistris, al punto da dirsi sicuro del proprio futuro: “Nel 2016 mi ricandido a sindaco di Napoli – annuncia a Sky Tg 24 – ricostruirò il mio consenso giorno dopo giorno, e alla fine come sempre decideranno i cittadini”. Il sindaco si dice anche convinto di poter ottenere tra due anni percentuali ribaltate rispetto al sondaggio di Sky, che vede il 78% di favorevoli alle sue dimissioni e il 22% contrari.

Intanto però, in base alla legge Severino, scatterà la sospensione. “Secondo me la legge non prevede nessun automatismo – spiega ancora de Magistris – ma se il prefetto ritiene di applicarla con la mia sospensione non è che io voglia scatenare la fine del mondo. Il vicesindaco assumerà le mie funzioni, ma io sarò sempre il sindaco eletto dai cittadini e alla fine della sospensione riassumerò il mio incarico. Nel frattempo farò il sindaco per strada. Sistemerò aiuole con i miei concittadini, farò iniziative con loro”. 

Nel frattempo, però, l’ex magistrato annuncia di voler far luce su alcuni aspetti poco noti del passato, diffondendo atti legati alla sua attività di magistrato e alle inchieste da lui condotte: “Narrerò ai cittadini italiani una storia in parte nota, e forse non conosciuta da tutti”. Una velata minaccia? Nessuna minaccia. Sono stato accusato – ricorda – di aver fatto troppe dichiarazioni ai magistrati quando facevo il magistrato. E allora vorrei riprendere le dichiarazioni che ho rilasciato allora all’autorità giudiziaria, in parte note, prendere atti che non sono più secretati e pubblicarli, per narrare una storia forse non conosciuta da tutti”.

L’ex pm sceglie anche di rispondere ai molti, che dal momento in cui la sentenza di condanna è diventata pubblica, hanno espresso il loro parere sulla vicenda. C’è chi, come l’ex presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, lo definisce un politico “finito“, chi come Nichi Vendola si dice “deluso” dalle sue parole, chi come Emanuele Macaluso, storico parlamentare del Partito Comunista, dice che “parla come Berlusconi”. “Ringrazio Putin e Obama che non sono intervenuti nella vicenda che mi ha visto protagonista oltre al Santo Padre e al comandante della Nato, mi pare che siano intervenuti tutti”, risponde ironico l’ex pm che poi fa un parallelo con la sua vita da magistrato e si domanda perché “se faccio così pena, tutto questo interesse?”.

Una risposta la riserva anche al presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, che in seguito alle prime esternazioni del sindaco di Napoli dopo la sentenza aveva detto: “Ho un rapporto di amicizia con de Magistris ma non condivido neanche un po’ alcune sue esternazioni. Sono convinto che, sbollita la rabbia, si renderà conto che un magistrato rispetta le sentenze“. “Ci siamo scambiati sei messaggi – dice oggi il sindaco – chi vive sulla pelle ingiustizie da anni non può mantenere sempre il profilo di Raffaele”. “Altri magistrati al posto mio farebbero la stessa cosa – spiega ancora de Magistris – gli ho detto che, con quello che ho subito, i toni che ho usato sono stati fin troppo morbidi“. “Andiamo avanti nel profilo del rispetto delle istituzioni – aggiunge – Raffaele ha fatto bene a pungolarmi e a invitarmi a non perdere la fiducia nelle istituzioni e io non la perdo perché so che ci sono donne e uomini che fanno onore alla magistratura e alle istituzioni. Chi sta in prima linea rischia sulla propria pelle”. “Sono un uomo delle istituzioni – ripete – ma sono anche un uomo libero e gli uomini quando le istituzioni fanno schifezze lo devono dire”.

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