Dopo le polemiche, le indagini e le archiviazioni, è arrivato il giorno del voto per scegliere il prossimo candidato: urne aperte dalle 8 alle 20. Il primo candidato, renziano non della prima ora, viene considerato il favorito per la corsa. Il secondo, ex sindaco di Forlì e sostenitore del premier fin dall’inizio, spera in un colpo di scena finale. Il segretario regionale punta sulla lotta alla disoccupazione giovanile, l'ex primo cittadino sulla riduzione delle spese superflue
E’ arrivato il momento di scegliere per il popolo del Pd emiliano-romagnolo. Oggi si voterà in circa 800 seggi, per decidere con le primarie chi sarà il candidato del centrosinistra che correrà per la Regione. Il cammino per arrivare a questo giorno è stato molto travagliato nel partito, costellato di polemiche, ritiri, malumori, indagini a carico dei candidati (chiesta poi l’archiviazione nel caso di Bonaccini) e anche malori. Tanto che il partitone teme un calo di affluenza ai seggi in cui si affronteranno, a colpi di voti, Stefano Bonaccini e Roberto Balzani. Il primo, renziano di secondo rito (che si è autosospeso da segretario del Pd e ha lasciato la carica di responsabile Enti locali nella segreteria di Renzi nel momento in cui si è candidato), viene considerato il favorito per la corsa. Il secondo, ex sindaco di Forlì e sostenitore del premier fin dall’inizio, spera in un colpo di scena che sparigli le carte.
Bonaccini ha 47 anni, è sposato con due figlie ed è dal 2009 il segretario regionale del Pd. E’ anche consigliere regionale dal 2010. Nell’ultima dichiarazione dei redditi ha dichiarato 69mila euro lordi. Balzani ha 53 anni ed è professore ordinario di Storia Contemporanea alla facoltà di Conservazione dei beni culturali dell’Università di Bologna, con sede a Ravenna. Il suo ultimo stipendio, quello da sindaco di Forlì, era di 62mila euro lordi all’anno.
Bonaccini, in questa partita, ha l’appoggio della maggior parte della classe dirigente del Pd (a partire dal segretario bolognese Raffaele Donini) e di 170 sindaci della Regione, a iniziare da quello di Bologna, Virginio Merola, che hanno firmato un documento per sostenerlo. Vicinissimo al premier, che lo voleva nella direzione nazionale del Pd come responsabile dell’organizzazione del partito, in queste ultime ore ha ricevuto l’endorsement dei ministri Giuliano Poletti e Maria Elena Boschi, del governatore del Lazio Nicola Zingaretti e della parlamentare Alessandra Moretti, dopo quelli della vicepresidente del Pd, Deborah Serracchiani, e del sottosegretario Luca Lotti. Con lui si sono schierati l’Idv e il Centro Democratico.
Balzani, invece, anche se a tutti gli effetti iscritto al Pd, si presenta come il candidato della società civile. Sostenuto – pare – dal sottosegretario Graziano Delrio, ha incassato in queste ore l’appoggio del sottosegretario Sandro Gozi e può contare su quello del parlamentare Marco Di Maio e della politologa Sofia Ventura. Con lui si è schierata la lista montiana di Scelta Civica.
Bonaccini e Balzani si sono poi divisi le preferenze dei richettiani, rimasti orfani del loro candidato. Anche i civatiani e i vendoliani (che hanno votato a maggioranza il sostegno al Pd) non hanno una linea comune sulla preferenza per uno o l’altro candidato. Ieri i due contendenti, dopo gli ultimi affondi sui social network, si sono fatti reciprocamente in bocca al lupo su Twitter. Poco prima Balzani aveva postato su Facebook un attacco all’avversario: “Pur di difendere la candidatura di Raffaele Donini – autoproclamatosi assessore alla Sanità nonostante la sua assoluta incompetenza in materia – Stefano Bonaccini, per menare il can per l’aia, tira fuori il mio presunto conflitto d’interesse per il possesso di una quota di assoluta minoranza (per ragioni ereditarie) in una Casa di cura di Forlì”. Bonaccini, invece, aveva twittato: “Balzani si informi e abbia rispetto dello straordinario lavoro fatto dai sindaci dei comuni colpiti dal sisma che han stravinto elezioni”.
I due contendenti arrivano da due province diverse: Bonaccini da Campogalliano (Modena), Balzani da Forlì. Hanno avuto poco tempo per la campagna elettorale e si sono giocati tutto negli ultimi giorni. I loro programmi non sono emersi in modo netto, anche per via della brevità della campagna, ma entrambi hanno posto molta attenzione sul tema del lavoro e della sanità. In testa alle preoccupazioni di Bonaccini c’è la creazione di nuovi posti di lavoro per dare una risposta ai 112 mila giovani emiliano-romagnoli che non studiano e non lavorano. Come soluzione indica l’erogazione di incentivi alle aziende che sono disposte ad assumere dei giovani e una fortissima opera di sburocratizzazione che possa attuare uno dei dieci punti del suo programma: “la velocità”. Balzani, invece, vuole cambiare completamente il modello di funzionamento della Regione, in modo che siano tagliate tutte le spese e i costi della politica superflui, per poter disporre di più risorse per rilanciare il lavoro e le imprese. Il suo riferimento ideale è la stagione di Guido Fanti e il suo obiettivo è il superamento del modello Errani, mentre il giudizio che dà Bonaccini dei 14 anni di governo dell’ex presidente della Regione è sostanzialmente positivo.
Sui matrimoni gay, ad avere la posizione più netta è Bonaccini che si è schierato senza se e senza ma a favore del loro riconoscimento, difendendo l’azione del sindaco Merola che ha deciso di riconoscere i matrimoni tra omosessuali contratti all’estero, provocando le ire del prefetto di Bologna. La decisa scelta di campo del segretario regionale gli ha fatto guadagnare il voto di Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay e consigliere regionale, e di una parte del mondo lgbt. Più timida la posizione di Balzani che, pur dicendosi anche lui a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, ha criticato la scelta di Merola e dichiarato che non bisogna affrontare questi temi con demagogia.
In ogni caso, ora i giochi sono chiusi e a decidere saranno gli elettori. Tutto è pronto per le consultazioni che si terranno da stamattina alle 8 fino alle 20. Per votare occorre versare un minimo di due euro e presentarsi con un documento di identità al proprio seggio. I risultati si avranno, presumibilmente, già nella tarda serata. Un’ultima curiosità. Romano Prodi, l’ex premier, che non ha mai palesato quale dei due candidati avrebbe scelto, non voterà alle primarie. Da qualche giorno si trova ricoverato in ospedale per una lieve affezione bronchiale.