“Miliardi di euro”, a tanto dovrebbe ammontare la maximulta Ue in arrivo per Apple. A rivelarlo è un articolo del Financial Times che anticipa i risultati dell’indagine avviata due anni fa dall’Unione europea. All’origine della pesante sanzione vi sarebbero gli aiuti di Stato offerti dal governo irlandese al colosso di Cupertino, anche se in realtà l’accusa è di elusione fiscale.

L’inchiesta – che rientra in un’operazione di più ampia portata sulle multinazionali e sugli accordi fiscali con alcuni paesi europei – ha per oggetto il regime fiscale agevolato voluto dal governo di Dublino che prevede, tra l’altro, un prelievo del 2% sugli utili e che pertanto induce molte società internazionali a trasferire i propri uffici, sparsi per il mondo, in Irlanda. Nel mirino del commissario uscente Almunia sono finite anche Fiat Finance and Trade e la catena internazionale di bar Starbucks e altri paesi Ue come Olanda e Lussemburgo.

In base alle regole Ue sugli aiuti di Stato, le autorità nazionali non possono prendere misure che consentano ad alcune società di pagare meno tasse di quello che dovrebbero se fosse applicato loro un regime normale e non discriminatorio. 

La vicenda era anche approdata anche al Congresso Usa, proprio perché il trasferimento della società in sedi estere “drenava” la stessa base imponibile della società californiana, con minore gettito per il fisco americano. Si calcola che, all’epoca dell’audizione del chief executive Tim Cook al Congresso Usa, la Apple avesse incamerato denaro cash per 150 miliardi di dollari.

“Non c’è mai stato un accordo speciale, niente che possa essere considerato aiuto di Stato”, afferma il responsabile delle operazioni finanziarie della Apple, l’italiano Luca Maestri, che la definito “infelice” l’inchiesta. Maestri ha sottolineato o come Apple: “Non ha fatto nulla contro la legge. Siamo fiduciosi sul fatto che l’indagine mostri che non c’è stato alcun trattamento di favore in nessuno momento”.

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