Angelino Alfano torna sul tema della minaccia costituita dallo Stato Islamico per l’Italia. Per rispondere alla minaccia terroristica “a livello italiano sono pronto a presentare al Consiglio dei ministri e al Parlamento alcune norme molto severe“. Lo annuncia il ministro dell’Interno a margine della conferenza sulla “Strategia per la sicurezza dell’Ue”, che si è tenuta a Bruxelles. In particolare, spiega il titolare del Viminale, è allo studio una misura che prevede “uno stretto controllo di polizia sui soggetti che possono essere considerati a rischio”, quanti cioè “possono recarsi in territori di guerra” dove è radicalizzato lo Stato islamico, contro cui la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha lanciato un’offensiva con raid e bombardamenti in Iraq e Siria. Ma oltre alle misure di prevenzione per identificare e colpire i potenziali terroristi, Alfano annuncia l’intenzione di “colmare quella lacuna del nostro codice che impedisce di punire chi voglia andare a combattere senza essere il reclutatore”. Il ministro ribadisce che “le proposte sono pronte e le presenterà in Consiglio dei ministri e al Parlamento”.

Intanto la nostra intelligence ha fornito il numero di combattenti stranieri passati dall’Italia e poi entrati nelle file dei jihadisti, sono in tutto 48, rende noto il ministro dell’Interno. “Abbiamo fatto un monitoraggio che teniamo sempre aggiornato e che ci indicava un numero di 48 persone, in qualche modo legate a vario titolo all’Italia in termini di transito o di passaggi vari effettuati nel nostro Paese”. Alfano sottolinea che “il comitato analisi strategica antiterrorismo si riunisce ogni settimana. Abbiamo sempre valutazioni aggiornata e teniamo sotto controllo la situazione”. “L’allerta in Italia è elevata, elevatissima, pur in assenza di una minaccia specifica”, ma l’attenzione è massima “perché l’Italia fa parte di quella grande comunità sotto l’attacco di un sedicente Stato”, ribadisce ancora Alfano.

Allargando il piano sulle misure di prevenzione adottate in Europa, la strategia punta a rafforzare in ambito Shengen la registrazione dei passeggeri per quanto riguarda i voli e i transiti. Consolidare la normativa europea sui dati dei passeggeri servirà “a monitorare al meglio la possibilità che qualche europeo vada su teatri di guerra a combattere e che magari dopo essersi ulteriormente radicalizzato torni indietro con volontà di realizzare quella strategia dei mille tagli che serve a dissanguare il nemico come sostengono i teorici dello Stato islamico”.

“La minaccia è alta. Quello che è cambiato negli ultimi tempi è però la percezione della minaccia: la crisi siro-irachena ha aperto scenari nuovi e nuovi rischi, e contro questi ci siamo abbondantemente attrezzati”, conferma Claudio Galzerano, direttore della Divisione Antiterrorismo Internazionale dell’Ucigos, la polizia di prevenzione, ai microfoni di Sky Tg24, sostenendo che sono circa 50 gli italiani partiti per combattere con l’Isis: “Abbiamo un conto preciso”, riferisce. “Nella comunità della sicurezza italiana – assicura – c’è un’ottima osmosi tra il lato intelligence e il lato del ‘law enforcement’, delle forze di polizia: grazie a questo è stata creata una lista consolidata che ci permette di conoscere esattamente le dimensioni del fenomeno in tutte le sue sfumature: tra tutte le persone coinvolte siamo al di sotto delle 50”.

Dall’avvento del califfato nero, specifica Galzerano, “l’impegno è stato massimo”, ma “oggi siamo molto più attenti a determinate fenomenologie come quello dei reduci: il fatto che combattenti partiti dall’Europa possano fare nuovamente ingresso nel territorio di Schengen è una problematica alla quale sta cercando di rispondere l’Europa intera e in primis l’Italia, che ha la presidenza dell’Unione europea”.

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