“Servono robuste correzioni” alle proposte del presidente del Consiglio Matteo Renzi sul Jobs act. A intervenire così è il presidente del Pd Matteo Orfini. “Su alcune” correzioni “sono arrivate risposte positive su altre no”, afferma Orfini che è anche leader dei Giovani turchi, corrente del Pd che sostiene la segreteria guidata da Renzi. In attesa della direzione del Pd, dunque, si rimescolano le carte. Renzi ha incontrato i vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani a Palazzo Chigi, ma soprattutto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale. E rincara la dose l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani da un’intervista a Fabio Volo su Radio Deejay: Renzi, ha affermato, ha detto “cose anche stravaganti, ragionamenti del tipo: ‘siccome abbiamo pochi occupati, e molti disoccupati, togliamo l’articolo 18’. In Germania ne hanno più di occupati, e hanno l’articolo 18. Forse viene il dubbio che non c’entri un tubo l’articolo 18”. Intanto in mattinata si sono riunite tutte le correnti di minoranza del Partito democratico, mentre a ridosso della riunione ci sono vertici distinti. Da un lato, c’è chi è orientato a votare no alla relazione del segretario se confermerà l’abolizione dell’articolo 18. Dall’altro chi fino all’ultimo spinge per una ricomposizione e confida in margini di trattativa. La decisione sul voto sarà presa solo dopo aver ascoltato Renzi.
I toni restano alti e non solo all’interno del Pd: Renzi, ha detto ancora oggi la segretaria della Cgil Susanna Camusso, “ha detto ieri sera una cosa che non era mai stata detta in questo Paese: il punto è la garanzia alle imprese della libertà di licenziare”. Il capo del governo, aggiunge la leader del sindacato, “non sa neanche che i co.co.co non esistono più, esistono altre forme di contratto come i voucher, i contratti a progetto, le associazioni in partecipazione”. Intanto in mattinata si è svolto un vertice tra i sindacati confederati, ma dopo 3 ore non si è trovata la quadra per una posizione unitaria in relazione alla riforma del lavoro. “Non ci divide nulla ma non possiamo discutere sulla marea di dichiarazioni molto diverse e cangianti del governo. Aspettiamo che ci dica formalmente le sue intenzioni” spiega il segretario della Uil Luigi Angeletti. “Se riuscissimo a ottenere una riduzione” delle forme contrattuali precarie “questo sarebbe buono, ma non ci sono scambi” con l’articolo 18.
Secondo il presidente del Senato Piero Grasso “si troverà una soluzione equilibrata attraverso l’esame del Parlamento”. “Questo è il momento in cui bisogna fare qualcosa” per il lavoro, aggiunge sottolineando tuttavia che “la polemica è tutta incentrata sulla flessibilità in uscita ma questa deve essere calibrata sulla flessibilità in entrata”. A suo giudizio infatti, anche se il dibattito si è incentrato sul futuro dell’articolo 18 per il quale si troverà una ”soluzione equilibrata” in Parlamento, “il problema del lavoro non è di contratti ma anche di fiscalità”. Grasso ha infatti sostenuto che a nuove regole bisogna accompagnare anche altro: “Perché un’impresa dovrebbe assumere, se non aumenta la domanda? E’ un circolo vizioso che deve diventare virtuoso, dovrebbero ripartire i consumi e la domanda, tutto questo può avvenire solo attraverso gli investimenti”. Del resto, ha concluso il presidente del Senato, “il problema del lavoro bisogna considerarlo in un complesso generale, in cui per esempio c’è anche il problema della giustizia civile”.