Sedici mesi di sospensione da ogni attività sociale e federale. E’ pesante la sanzione comminata al presidente del Coni Giovanni Malagò da parte della commissione disciplinare della Federazione italiana nuoto. Una squalifica che riaccende lo scontro tra il numero uno dello sport italiano e il presidente della Fin Paolo Barelli, una querelle che va avanti dai Mondiali di nuoto del 2009. Malagò è stato inibito dalla giustizia federale perché durante la Giunta del Coni dello scorso 4 marzo avrebbe violato l’articolo 12 del Codice di giustizia federale relativamente agli obblighi di “lealtà, correttezza e probità”. In quella sede, infatti, il presidente del Coni – che è anche presidente del circolo Canottieri Aniene di Roma – parlò dell’ipotetica truffa relativa alla piscina olimpica da parte della Fin, che per la ristrutturazione avrebbe incassato un doppio finanziamento (non dovuto) dal ministero dell’Economia e dal Coni Servizi per un totale di 23 fatture pari a 845mila euro.

Frasi che la commissione disciplinare della Fin ha ritenuto gravemente lesive. Pronta la risposta di Malagò, subito dopo la sentenza: “E’ il trionfo dell’illogicità. Mi è stato attribuito un fatto inesistente e per questo sono stato condannato dal primo grado della giustizia sportiva della Fin. La decisione conferma ancora una volta che è stato necessario riformare il codice della giustizia sportiva perché questo fosse realmente rispettoso di quei princìpi che regolano l’ordinamento dello sport”. Poi l’affondo contro Barelli: “Non a caso su 75 componenti, l’unico voto contrario in Consiglio nazionale su questa delibera è stato del presidente della Federazione italiana nuoto. La cosa più sorprendente tuttavia è che la Commissione disciplinare della Fin, assumendosene la responsabilità, abbia disconosciuto una recente decisione dell’intera Giunta nazionale del Coni che aveva indicato nel Collegio di Garanzia dello sport, che è la “Cassazione dello Sport”, l’autorità massima alla quale richiedere un parere. Parere che esplicitamente escludeva la titolarità in capo alla Commissione disciplinare della Federazione italiana nuoto”.

Insomma, non era la Fin a dover decidere. Appare difficile quindi che quando si arriverà davanti al Collegio di Garanzia per il terzo grado, avendo già espresso un parere generale, possa confermare la sentenza. Un fatto non da poco, tenuto conto che lo Statuto del Coni in relazione ai requisiti generali dei componenti degli organi del comitato olimpico, al Titolo I, articolo 5, comma 3 lettera c), recita: “Non aver riportato nell’ultimo decennio, salva riabilitazione, squalifiche o inibizioni sportive definitive complessivamente superiori a un anno, da parte delle Federazioni sportive nazionali”. Una condanna definitiva avrebbe quindi rischiato d’intaccare la posizione di Malagò. Ma basta il primo grado per riaccendere lo scontro tra i due.

I rapporti tra Malagò e Barelli si sono incrinati nel 2009 a causa dei Mondiali di nuoto di Roma, quando i due battibeccarono sulla riuscita della manifestazione. Poi la bomba, lo scorso febbraio, a causa della denuncia del Coni contro la Fin per truffa aggravata per il doppio finanziamento per la ristrutturazione della piscina. Il caso sembrava risolto a marzo, quando la Procura della Repubblica di Roma ha chiesto l’archiviazione. Ma il gip ha rinviato le carte al pm per un supplemento d’indagine dopo un nuovo esposto del Coni Servizi. E ora il gip dovrà pronunciarsi entro dicembre. Nel mezzo, le parole di Malagò nel corso della Giunta del Coni dello scorso 4 marzo, sempre relative all’ipotetica truffa sulla piscina olimpica romana, che hanno portato alla squalifica odierna. Batti e ribatti si sono avuti anche negli scorsi anni con gli appoggi incrociati di Malagò a Quadri nella corsa alla presidenza della Fin e quello di Barelli a Pagnozzi per la poltrona più importante del Coni.

Oltre alla querelle sull’allenatore di Federica Pellegrini, Philippe Lucas, e la richiesta di chiarimenti della campionessa veneta, tesserata per il circolo presieduto da Malagò, relativamente alla modalità di erogazione dei contributi federali. Poi l’ultima stoccata di Barelli durante l’ottima spedizione degli Europei dello scorso agosto. Un brevissimo comunicato sul sito della Fin: “10 giorni, 18 medaglie e il telefono ancora non squilla”. Le telefonate istituzionali erano arrivate tutte, tranne quella di Malagò. Ora l’ennesimo scontro, forse il più forte. Di certo non l’ultimo.

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