L’ultimo spot virale di Coca-Cola da poco “in onda” sul web ha dietro una strategia di comunicazione eccellente, c’è poco da dire. La bevanda viene proposta come strumento di socializzazione, o meglio come medium ideale per la condivisione di momenti veri di vita comune, e quindi contrapposta alla falsa socializzazione che avviene attraverso gli strumenti social di cui disponiamo oggi. Il collare “elisabettiano” che impedisce agli addicted di restare incollati a tablet e cellulari è a sua volta una metafora della bevanda.

C’è da mordersi le mani a pensare che un’idea come questa sarebbe stata perfetta per i produttori italiani di vino, bevanda che ha alle spalle una tradizione ben più lunga in materia di “socializzazione”. Il logo di questa iniziativa, “Social Media Guard”, con i colori istituzionali di Coca-Cola, richiama graficamente gli scudi dei più importanti anti virus informatici quasi come se la marca volesse proteggerci da un virus: quello dell’incomunicabilità.

Un po’ meno chiara risulta la presenza di didascalie in arabo. Forse un invito a socializzare anziché fare la guerra rivolto al mondo islamico? Nel caso, non siamo sicuri che questo sia il modo più intelligente per placare l’odio degli integralisti verso gli Stati Uniti…

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