L’audizione della Commissaria Ue Malmstrom ieri al Parlamento europeo non lascia dubbi: il Ttip si farà.
Ieri la nuova Commissaria Ue al commercio internazionale, la svedese Cecilia Malmstrom – attualmente Commissaria agli Affari interni – ha esposto le sue priorità al Parlamento europeo nelle veci di responsabile del commercio internazionale Ue, il nuovo portafogli attribuitele da Jean-Claude Juncker. Immancabilmente oltre la metà delle quasi tre ore di audizioni ha ruotato attorno al negoziato di libero scambio Usa-Ue, il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip).
Nessuna sorpresa che la Malmstrom, liberista scandinava doc, abbia difeso il Ttip ad oltranza, definendolo a più ripresa un’ottima opportunità per espandere il commercio e quindi l’economia europea in termini di business e posti di lavoro. Ovviamente non sono mancate le rassicurazioni a quanti le hanno esposto le preoccupazioni dei cittadini europei su standard ambientali e di protezione dei consumatori, nonché sullo strapotere delle grandi multinazionali che avrebbero addirittura il potere di fare causa a uno Stato.
Non è un caso che la famiglia dei liberali europei, che vede nella Svezia, nei Paesi Bassi e nella Finlandia i suoi fortini – dopo il crollo in Germania dei mesi scorsi e qualche novità nell’Europa dell’Est – abbia ambito a questo importante portafogli che nei prossimi cinque anni gestirà tutte le negoziazioni già in corso tra Bruxelles e Washington.
La Malmstrom, che incasserà sicuramente l’ok della maggioranza degli eurodeputati, dovrà tuttavia rispondere in modo coerente alle preoccupazioni degli europei, preoccupazioni ad oggi colpevolmente ignorate con un scrollata di spalle dagli addetti ai lavori, a partire da un comprensibile e legittimo bisogno di maggior trasparenza proprio in queste negoziazioni, troppo spesso condotte a porte chiude.
Se è vero che le manie protezioniste e autarchiche di una certa destra e l’anti-globalizzazione a priori di una certa sinistra non costituiscono argomentazioni serie per una migliore gestione del Ttip, è anche vero che gli standard europei ambientali e salutistici così come gli interessi dei cittadini europei devono venire prima di tutto in simili accordi commerciali e non possono essere scarificati per nessun tornaconto economico.
Recentemente la Commissione Barroso ha respinto la legge d’iniziativa popolare da un milione di firme che chiedeva l’abolizione del Ttip per “motivi legali”: non si tratta di una legislazione in vigore e quindi non è annullabile. Trovare il giusto modo di rispondere in modo esauriente a questa preoccupazione senza nascondersi dietro cavilli legali sarebbe per la Malsmtrom un buon inizio.
@AlessioPisano
www.alessiopisano.com