E dunque, l’Istat dice che la disoccupazione giovanile è sempre più mostruosa, ha sfondato il 44%. Il Cnel dice che per tornare ai numeri pre-“crisi” si devono aspettare almeno sei anni, se mai ci torneremo.
La disoccupazione da noi è il doppio che in Germania. Ma in Germania, dicono i dati, è molto più difficile licenziare un lavoratore. E anche in tanti altri Paesi del mondo è più difficile che in Italia, dice l’Oecd (l’istituto dell’Ocse che si occupa dei dati sull’occupazione). L’Italia è infatti al di sopra della media mondiale, non già di quella dei paesi industrializzati, come facilità di licenziamento.
Eppure noi stiamo qui a farci prendere per i fondelli sull’articolo 18 invece di discutere su come rendere meno attraenti gli investimenti finanziari rispetto a quelli produttivi. Mica dico di abolire le borse eh? Avrebbe un senso, per come sono diventate rispetto a quando sono nate (servivano, appunto, a trovare capitali per investimenti produttivi).
Ma almeno costringiamoli a discutere di come rendere un po’ più utile investire in produzione (di beni, di servizi, di energia rinnovabile, in conservazione del territorio, in scuola, in salute…) e un po’ meno in speculazioni finanziarie.
No eh? Sto chiedendo troppo alla “sinistra”?