Il Rettore uscente, prof. Luigi Frati, è stato aspramente criticato per varie ragioni, prima tra tutte il fatto che i suoi figli sono docenti nell’ateneo. Non mi sono unito a queste critiche in passato e non intendo farlo adesso: chiunque può formarsi una opinione ragionata se è disposto a perdere un po’ di tempo sul web. Infatti è una premessa essenziale di civiltà giuridica che il figlio del Rettore sia valutato nei concorsi come qualunque altro cittadino, né più né meno; la questione è se la sua produzione scientifica, accessibile tramite le banche dati elettroniche, giustifichi la sua carriera. Poiché questa produzione scientifica è tutt’altro che insignificante, e include anche ricerche svolte in prestigiose istituzioni scientifiche straniere, valutarla non è lavoro di pochi minuti, anche se i dati necessari sono accessibili a tutti.
Più facile è invece valutare il lavoro svolto dal Rettore uscente nella gestione dell’Ateneo. Basta infatti accedere ai bilanci, che sono pubblici, per osservare che nel Rettorato che si sta concludendo è stato conseguito il pareggio strutturale di bilancio, nonostante la pesante riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario decisa dai governi in carica. Raggiungere il pareggio di bilancio in condizioni così difficili e partendo da difetti strutturali preesistenti (l’Italia spende un terzo in meno dei paesi confinanti per ogni studente universitario) non è stata una operazione indolore: la manutenzione delle strutture lascia a desiderare ed i pensionamenti dei docenti non sono stati compensati da nuove assunzioni, cosa che ha fatto salire il rapporto studenti/docenti. Se gli studenti (e i docenti) hanno diritto di lamentarsi dei sacrifici imposti, è anche doveroso ricordare che per una precisa scelta del Rettore e del Senato Accademico, il pareggio di bilancio è stato conseguito senza fare ricorso ad aumenti delle tasse di iscrizione, anzi nonostante una loro piccola diminuzione per le fasce a più basso reddito.
Nel corso del Rettorato Frati è stata istituita la Scuola Superiore di Studi Avanzati della Sapienza: una istituzione didattica di eccellenza, riservata ad un piccolissimo numero di studenti che ricevono una formazione particolarmente curata, con seminari multidisciplinari. Il giudizio su questa struttura è soggettivo. Io personalmente non amo le istituzioni elitistiche e credo fermamente in una università di massa e popolare che abbia come scopo la formazione di un grande numero di studenti: in breve, mi piace la Sapienza come è sempre stata in passato. Però è innegabile che le strutture formative elitistiche come la Scuola Normale di Pisa o i Collegi di Pavia hanno avuto un grande ruolo culturale nel paese e ne hanno accresciuto il prestigio: basti dire che nella Scuola Normale si sono formati tre premi Nobel italiani (Carducci, Fermi e Rubbia). Istituire oggi un centro di eccellenza significa fare un grande investimento per il futuro del paese.
Nessuna valutazione di nessuna istituzione può essere esente da luci ed ombre; e tutte le valutazioni del passato devono servire da guida per il futuro: gli errori non devono essere ripetuti, mentre le scelte di successo devono essere mantenute, perseguite e rinnovate. Questo è il migliore augurio che si può fare al futuro Rettore.