Nella sua nota mensile sull'andamento dell'economia italiana, l'Istituto nazionale di statistica traccia un quadro a tinte fosche del periodo tra luglio e settembre: deterioramento dei ritmi produttivi, carenza della domanda interna e "fiducia delle imprese arretrata sui valori di inizio anno". Cattive notizie anche sul versante del lavoro: "La prolungata scarsità di posti sembra divenire una caratteristica strutturale"
L’economia continua a perdere colpi e la luce in fondo al tunnel sembra proprio non voler arrivare, nonostante gli appelli all’ottimismo e la promessa di riforme. Secondo l’Istat, il Prodotto interno lordo dovrebbe registrare “una nuova flessione” nel terzo trimestre dell’anno, quello che va da luglio a settembre. L’Istituto nazionale di statistica lo scrive nella sua nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, precisando che la previsione emerge dall’anticipare composito, aggiornato a luglio, che “è in rallentamento“. Dunque, sottolinea l’Istat, “l’attuale fase di debolezza del ciclo economico è attesa proseguire anche nel terzo trimestre”. Questa “fase di debolezza ciclica dell’economia italiana – si legge ancora – si accompagna al rallentamento dell’area euro”.
“Continua la fase di debolezza ciclica dell’economia italiana che si accompagna al rallentamento dell’area euro”, si legge ancora, anche se “il deprezzamento del cambio dell’euro verso il dollaro porterebbe ad una ripresa delle esportazioni”. “Il deterioramento dei ritmi produttivi – sottolinea l’istituto statistico – riflette la carenza di domanda interna che colpisce soprattutto gli investimenti”. Nel rapporto si evidenzia che “negli ultimi due mesi, la fiducia delle imprese italiane è arretrata sui valori di inizio anno, con perdite più marcate nei settori dei servizi”. “Tuttavia – conclude l’Istat – il deprezzamento del cambio dell’euro verso il dollaro porterebbe ad una ripresa delle esportazioni”.
Per l’istituto statistico “l’elemento saliente del recente sviluppo dei prezzi risiede nella sensibile riduzione dell’inflazione di fondo, conseguenza di una domanda di consumo persistentemente debole e di condizioni ancora difficili sul mercato del lavoro”. Quest’ultimo “nonostante qualche isolato segnale positivo, non sembra ancora presentare miglioramenti significativi– si legge ancora – ormai il “tasso di posti vacanti permane su livelli molto bassi, a sottolineare la prolungata scarsità di posti di lavoro disponibili che sembra divenire una caratteristica strutturale“.
Nel prossimi mesi, poi, l’inflazione resterà bassa. “Nel complesso, dall’inizio del processo l’inflazione è diminuita di 3,3 punti percentuali – si legge ancora nella nota – di cui 0,8 nel corso di quest’anno. Questi sviluppi rendono possibile il permanere dell’inflazione italiana su livelli vicini allo zero nei prossimi mesi“. “L’ulteriore diminuzione tendenziale dei prezzi al consumo è sintomo e causa della debolezza dell’economia”, scrive, in una nota, il capo economista di Nomisma, Sergio De Nardis, secondo il quale il calo dei prezzi al consumo “è sintomo perché il portato dell’insufficienza della domanda rispetto all’offerta ed è causa perché l’inflazione negativa influisce sulle attese future dei prezzi, aumenta i tassi di interesse reali, deprime l’economia”.
L’intero 2014 è ormai destinato ad andare in archivio accompagnato dal segno “meno”. In queste ore è in corso a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri: Matteo Renzi e la sua squadra di governo stanno discutendo dell’aggiornamento del Documento di economia e finanza, che dovrebbe recepire una previsione di recessione per lo 0,2 o 0,3% del Pil.