Il prossimo nodo da sciogliere sarà come “affrontare il tema della produttività dell’impiego pubblico“, questa la questione sollevata dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari, all’indomani delle direzione del Pd sul Jobs Act. “Chi produce di più deve avere risultati maggiori, qualcosa c’è già ma è troppo timido rispetto alle inefficienze del sistema”, ha aggiunto.
La riforma dei dipendenti pubblici è oggetto di discussione tra governo e sindacati da inizio giugno, quando il premier Matteo Renzi ha annunciato l’approvazione da parte del consiglio dei ministri di due decreti legge (ambiente e agricoltura e uno sulle misure per la competitività e la semplificazione) insieme a un disegno di legge delega per la riforma della Pubblica amministrazione. Il decreto, poi diventato legge il 7 agosto 2014, prevede il dimezzamento dei distacchi e dei permessi sindacali per “razionalizzare” la spesa pubblica oltre alla possibilità di licenziare i dirigenti quando privi di incarico. Tra le altre novità, il pensionamento anticipato d’ufficio per i dipendenti che abbiano raggiunto i contributi pensionistici o i 62 anni di età e il trasferimento dei dipendenti fino a una distanza massima di 50 chilometri.
Fronte a sé, quello del rinnovo dei contratti degli statali (3,3 milioni di persone) e del relativo sblocco dei salari che sono fermi da anni. Da quando cioè un decreto del quarto governo Berlusconi ha imposto il blocco coattivo dal 2011 al 2013 con un risparmio per le casse pubbliche stimato in oltre 11 miliardi di euro. La legge di Stabilità dell’esecutivo Letta aveva poi rinnovato il congelamento fino a fine 2014, disponendo anche un blocco del turn over fino al 2017.
In occasione della presentazione del Documento di economia e finanza di aprile, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva inoltre dichiarato che non era presente “alcun riferimento a ipotesi di blocco di contrattazione nel settore pubblico” e aveva rassicurato i sindacati annunciando che “il finanziamento delle risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego è effettuato con la legge di Stabilità“, attesa a giorni e solo per questo motivo la copertura non era contenuta nel Def. In quell’occasione il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia aveva negato un ulteriore slittamento del rinnovo dei contratti per poi dichiarare il contrario alla fine dell’estate, quando ha annunciato l’assenza di risorse per sbloccare gli stipendi dei dipendenti pubblici, al palo dal 2010 e oggetto di proroga per un altro anno.
Proprio in queste ore il governo è alla ricerca di circa 500 milioni di euro, da stanziare con la legge di Stabilità, per finanziare nel 2015 una prima fase di sblocco degli stipendi delle Forze di polizia e delle Forze armate. Per lo sblocco totale dei salari, però, sarebbero necessari – riferisce una fonte citata dall’agenzia Public Policy – 830 milioni di euro. Quindi l’esecutivo sta preparando un piano di riserva, che preveda almeno lo sblocco per il prossimo anno. Le risorse potrebbero essere individuate nei risparmi di spesa e della rimodulazione delle risorse della Pubblica amministrazione.