Più di 800 milioni di introiti fiscali dalla marijuana. E’ la previsione che fanno le autorità di Colorado e Washington, gli Stati americani che ne hanno legalizzato vendita e consumo. Si tratta, per il momento, soltanto di stime, che dovranno essere confermate nei prossimi mesi. Washington si aspetta 637 milioni di dollari entro il 2019; il Colorado pensa di raccoglierne 174,5 entro il 2017. L’enorme differenza di previsioni dipende dal fatto che il Colorado ha legalizzato la marijuana a gennaio – lo Stato di Washington lo ha fatto a luglio – e ha avuto più tempo per elaborare i dati. In attesa di numeri più precisi, un dato sembra inequivocabile: l’aiuto che la marijuana darà alle traballanti casse dei due Stati.
Per i sostenitori della legalizzazione, il tema delle tasse è sempre stato uno degli argomenti più forti. I sì alla liberalizzazione hanno infatti spesso spiegato che il mercato della marijuana poteva portare a nuove entrate per la costruzione di scuole, sanità, lotta contro l’abuso di alcol e di sostanze dannose alla salute. Sin dall’inizio, la legge del Colorado prevedeva che 40 milioni di entrate fiscali dalla vendita della marijuana sarebbero dovuti andare alla costruzione di nuove scuole. Più prudenti sono invece stati gli oppositori del provvedimento e alcuni economisti, che hanno indicato i costi sempre maggiori per la regolamentazione del fenomeno e l’oscillazione nei prezzi e nel consumo della sostanza.
Entrambi gli Stati hanno comunque largamente approfittato delle opportunità offerte dal nuovo mercato. Il Colorado raccoglie un 15% di tassa generale sulla fabbricazione; un 10% sulla vendita, cui va ad aggiungersi il 2,9% di tassa statale e diverse tasse locali, come quella di Denver, che è di un altro 3,5%. Forte l’imposizione anche nello Stato di Washington, che raccoglie un 44% degli introiti di produttori, distributori e venditori.
Sia in Colorado sia nello Stato di Washington la marijuana può essere venduta soltanto ai maggiori di 21 anni, ma non può essere consumata in pubblico o mentre si guida. In Colorado i residenti possono acquistare sino a un’oncia di qualsiasi prodotto contenente cannabis; nell’area di Washington ci sono differenze se il consumo avviene attraverso il fumo o ingerendo la sostanza per via orale, solida o liquida. Il Colorado, dove l’esperimento della legalizzazione è entrato nell’ottavo mese, non ha assistito agli effetti disastrosi che i nemici della legge prevedevano. Anzi, media e molti politici ne parlano ormai come di “un successo”.
Denver, la capitale, ha ormai circa 340 negozi dove si può acquistare marijuana per uso ricreazionale o medico. La criminalità non è aumentata, anzi è diminuita del 4%; non sono saliti neppure i numeri degli incidenti stradali. “Insomma, il cielo non è caduto, come prevedevano molti – ha spiegato Andrew Freeman, coordinatore del programma di vendita e consumo -, anzi, la cosa è diventata enorme dal punto di vista economico”. Nello Stato di Washington, per il prossimo anno, si attendono 30mila nuovi posti di lavoro nel settore della cannabis.
L’esperienza di due Stati così diversi ha in questi mesi fatto da guida ad altre regioni del Paese. Alaska, Oregon, Florida e Washington D.C. voteranno su temi relativi alla marijuana il prossimo novembre, in coincidenza con le elezioni di midterm (i primi due prevedono misure di legalizzazione, la Florida deve decidere sull’uso medico della cannabis e la capitale degli Stati Uniti pensa a una “soft legalization” che renda legale la produzione e il consumo individuale ma non apra luoghi pubblici di vendita).
Ma il vero salto potrebbe avvenire nel 2016, quando altri Stati pensano a referendum consultivi. Tra questi, c’è la California, che per grandezza, popolazione e peso economico corrisponde a una sorta di Stato nello Stato. Un sì alla legalizzazione della cannabis da parte degli abitanti, e poi dei legislatori di Sacramento, potrebbe dare una spinta decisiva al consumo di cannabis dentro, e probabilmente anche fuori, gli Stati Uniti.