Il ministro dell'Economia interviene sulla proposta del premier che ha annunciato di rendere disponibile in busta paga ai lavoratori il Tfr: "Nel decreto non se ne parla". Per quanto riguarda il quadro economico l’Italia chiuderà anche il 2014 in recessione. Confermati gli 80 euro nella Legge di Stabilità
Del Tfr in busta paga “non si parla nel Def” ma è “un argomento in discussione, ma siamo soltanto a questo livello”. Così il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al termine del Consiglio dei ministri sull’ipotesi di rendere disponibile in busta paga ai lavoratori il Tfr lanciata dal premier Matteo Renzi che intervistato a Ballarò ha proposto di utilizzare i “soldi che arrivano dall’Europa, quelli che chiamiamo i soldi di Draghi”, per spingere le imprese ad anticipare il Tfr nella busta paga dei dipendenti. Liberando, spiega Renzi, “per uno che guadagna 1.300 euro, un altro centinaio di euro al mese che uniti agli 80 euro inizia a fare una bella dote”.
Parlando in conferenza stampa del quadro economico del Paese, il ministro tratteggia comunque uno scenario poco incoraggiante. L’Italia chiuderà anche il 2014 in recessione. Il governo, come previsto, abbassa le stime di aprile e con la nota di aggiornamento del documento di Economia e Finanza indica che il Pil chiuderà quest’anno a -0,3% (e l’Istat prevede intanto che anche il terzo trimestre avrà il segno meno) per tornare a crescere, allo 0,6% nel 2015. Pienamente rispettato però, sottolinea Padoan al termine del Cdm che ha approvato la nota, il “fondamentale vincolo” del 3%. Il rapporto deficit/Pil si attesterà infatti quest’anno precisamente sul filo di questa soglia (al 3%) per calare leggermente al 2,9% il prossimo anno.
Il governo, con le leggi attualmente in vigore, stima il rapporto al 2,2% ma fissa il deficit programmatico al 2,9%. Questo darebbe così margini di iniziativa per stimolare l’economia per il prossimo anno. “Nessuna manovra aggiuntiva” per il 2014, assicura nuovamente il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. Ma visto “il quadro macroecnomico deteriorato” è “lecito” però, spiega Padoan, invocare le “circostanze eccezionali” già previste dalle regole Ue per “rallentare” l’aggiustamento strutturale di bilancio e rinviare “al 2017” il raggiungimento del pareggio di bilancio previsto dal Fiscal Compact. Certo, bisognerà aspettare il giudizio di Bruxelles ma, assicura il ministro, con la commissione, cui è già stata inviata la nota di aggiornamento, “ci sarà normale dialogo con Bruxelles, sia con commissione uscente sia con quella entrante”. E quindi un giudizio che arriverà “sulla legge di stabilità”, dopo il 15 ottobre.
Legge di stabilità che sarà comunque orientata alla crescita, con la conferma degli 80 euro e “un rafforzamento del taglio del cuneo per le imprese” secondo modalità che sono ancora in via di definizione. Così come è allo studio l’ipotesi lanciata dal premier Matteo Renzi di rendere disponibile il Tfr in busta paga, un “argomento in discussione” taglia corto Padoan. Ci saranno invece con certezza le risorse per avviare il superamento del patto di stabilità interno per gli enti locali. E anche “risorse sufficienti” per avviare “in maniera efficace la riforma del mercato del lavoro. Le coperture per i nuovi ammortizzatori, ha spiegato il ministro, arriveranno “da un insieme di voci, dalla spending review, e da misure dal lato delle entrate, che non significa maggiori imposte ma efficentamento delle entrate, tax expenditur per intenderci e dall’utilizzazione dei margini di bilancio”. La revisione della spesa in particolare, ha sottolineato Padoan, “sarà approfondita e servirà ad accrescere la copertura permanente dei tagli di imposte e renderà ulteriormente credibile l’operazione”. Anche il debito è visto in salita, al 131,7 quest’anno e al 133,6 l’anno prossimo, anche per effetto di un piano di privatizzazioni che va a rilento. Quest’anno “faremo meno di quanto previsto (cioè lo 0,7% del Pil) – ammette Padoan ma recupereremo l’anno prossimo”.
Padoan ha sottolineato anche quanto costa l’evasione fiscale: 91 miliardi (il 7% del Pil) che ogni anno, (tra Iva, Irap e imposte dirette, Ires e Irpef sulle imprese e sul lavoro autonomo) gli evasori sottraggono al fisco. Una cifra che deve essere aggredita con una lotta spietata all’evasione – spiega il ministro dell’Economia – i cui proventi devono essere impiegati, insieme alla revisione degli sconti fiscali, per tagliare ulteriormente le tasse ai contribuenti che si comportano “correttamente”.
Il ministro ha illustrato ai colleghi di governo la relazione da tempo pronta sull’argomento parlando inoltre delle strategie di contrasto all’evasione fiscale contenute anche nella Delega. “Il contrasto all’illegalità, alla corruzione, all’inefficiente uso delle risorse pubbliche, nonché, ovviamente, all’evasione fiscale – spiega il comunicato di Palazzo Chigi – è al centro dell’azione governativa. Il rapporto si pone lo scopo di individuare una strategia di intervento ad ampio respiro per migliorare l’efficacia del contrasto all’evasione fiscale, puntando anche a favorire un cambiamento culturale nel Paese. I due piani dell’azione del Governo prevedono da un lato, una solida azione di contrasto agli illeciti, al fine di intervenire in chiave strutturale sul fenomeno dell’evasione, dall’altro, un percorso di profondo miglioramento del rapporto fra il fisco e i contribuenti”.
Per un’azione più efficace di contrasto all’evasione e per favorire l’aumento della tax compliance occorrono: – è l’indicazione – una sinergia operativa delle diverse ‘anime’ dell’Amministrazione Fiscale; l’utilizzo sinergico delle banche dati; la diffusione degli strumenti di pagamento tracciabili, della fatturazione elettronica, della trasmissione telematica dei corrispettivi; una maggiore educazione fiscale. Il Governo è impegnato, in attuazione della delega fiscale, alla revisione del sistema tributario con l’obiettivo di individuare, in tempi rapidi, soluzioni alle esigenze di semplificazione e certezza del sistema tributario nonché di favorire la ripresa dell’economia. Il contrasto all’evasione verrà perseguito da un lato rafforzando gli strumenti di controllo, dall’altro ponendo le premesse per il miglioramento del rapporto di fiducia e collaborazione reciproca tra Amministrazione Fiscale e contribuente”. Insomma: “i successi nel contrasto all’evasione e nell’aumento della tax compliance, insieme alla riduzione dell’area dell’erosione fiscale (cioè delle agevolazioni e dei regimi fiscali di favore), genereranno risorse aggiuntive che, come previsto dalla Legge Delega, saranno destinate interamente a finanziare sgravi fiscali, cioè a ridurre la pressione fiscale sui contribuenti che si comportano correttamente”.