Robert Finn è già stato condannato nel 2012 per aver protetto padre Shawn Ratigan, un prelato a lui sottoposto, che per anni aveva scattato foto pornografiche a bambini della parrocchia. Nonostante fosse stato riconosciuto colpevole, l'uomo non era stato rimosso dall'incarico
Il quinto vescovo sotto indagine del Vaticano per pedofilia. Si tratta di monsignor Robert Finn, vescovo della diocesi St. Joseph di Kansas City in Missouri. A dare la notizia è il sito specializzato d’informazione vaticana “National Catholic Reporter“, subito ripresa da diversi siti americani. Finn era stato il primo vescovo cattolico a essere condannato per reati legati ad atti di pedofilia negli Stati Uniti d’America. Nel 2012, infatti, era stato riconosciuto colpevole di aver protetto padre Shawn Ratigan che per numerosi anni aveva scattato foto pornografiche a bambini della sua parrocchia. Reato simile a quello di cui è accusato oggi l’ex nunzio polacco nella Repubblica Dominicana, monsignor Jozef Wesolowski, da una settimana agli arresti domiciliari in Vaticano per volontà di Papa Francesco.
L’ex diplomatico, infatti, è sotto processo per abusi sui minori e pedopornografia e nel suo computer sono stati ritrovati 100mila file di immagini hard di minori, come testimoniato anche da una vittima tredicenne che ha portato alla luce i reati commessi da Wesolowski. Secondo i media americani che riportano la notizia dell’indagine vaticana su monsignor Finn, ci sarebbe stata già una visita a Kansas City da parte di un rappresentante della Congregazione per i vescovi presieduta dal cardinale canadese Marc Ouellet. E in questi giorni numerosi fedeli hanno sottoscritto una petizione inviata alla Santa Sede per chiedere al Papa l’immediata rimozione del presule.
Finn guida la diocesi dal 2005 e nonostante la condanna riportata nel 2012 è rimasto al suo posto. Sarebbero stati ambienti della stessa Chiesa cattolica a chiedere ora un duro intervento del Vaticano anche alla luce dei provvedimenti all’insegna della tolleranza zero sulla pedofilia messi in atto da Papa Francesco. Attualmente, infatti, sono in corso i processi canonici per gli altri due vescovi indagati per abusi sui minori, il cileno Marco Antonio Órdenes e il peruviano Gabino Miranda Melgarejo.
E Bergoglio ha rimosso anche il vescovo paraguayano Rogelio Ricardo Livieres Plano, accusato di malversazioni e di aver coperto la pedofilia del suo vicario generale. Ma in questi giorni in Vaticano è serio il rischio che la copertura della pedofilia possa coinvolgere anche il “consiglio della corona” di Papa Francesco, il cosiddetto “C9”. Gli occhi degli osservatori, infatti, sono tutti puntati sul “ranger australiano”, come lo chiama il Papa, George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia, al centro di un’indagine per la gestione dei casi di pedofilia quando era arcivescovo di Melbourne in Australia dal 1996 al 2001.
La vicenda di Pell, se le accuse saranno confermate, potrebbe sollevare lo stesso scandalo che in queste ore è alimentato da monsignor Finn con l’aggravante che la sua colpevolezza si tradurrebbe in un pesantissimo boomerang sulle riforme economiche, in particolare sullo Ior, messe in atto proprio dal cardinale australiano, d’intesa con Bergoglio, con il più classico spoil system curiale che ha privilegiato uomini a lui vicini.