Il fondatore Moby pubblica sui quotidiani una lettera a pagamento in cui accusa Clessidra di aver disatteso "dopo poche settimane gli accordi sottoscritti con il sorriso". La controparte risponde: "La mancata fusione tra le due compagnie di navigazione non è certo imputabile a noi, ma dipende dal provvedimento dell’Antitrust"
Continuano le ruggini tra i due soci di Moby-Tirrenia. Vincenzo Onorato (nella foto) pubblica sui quotidiani economici una pagina a pagamento nella quale attacca il suo ex socio e l’amministratore delegato di Tirrenia per la mancata fusione tra i due gruppi, con ricorso a un arbitrato. Quello di oggi è solo l’ultimo atto di una questione finita in tribunale a giugno. Da una parte l’armatore e fondatore della compagnia privata Moby, dall’altra il fondo di private equity Clessidra guidato da Claudio Sposito. I due soci concorrenti sono in causa perché il presidente di Moby aveva duramente criticato il piano industriale proposto da Clessidra e approvato dalla Cin (Compagnia italiana di navigazione).
Ma le due parti in causa rimandano le accuse al mittente. “Io mi sento preso in giro – afferma Onorato in relazione alla battaglia in corso tra i soci della compagnia di trasporto marittimo privatizzata nel 2011 – perché gli accordi sottoscritti con il sorriso furono disattesi dopo pochissime settimane di lavoro. L’amministratore delegato di Tirrenia si schierò immediatamente con il socio finanziario (Clessidra) e la Tirrenia in breve divenne il peggior nemico di Moby”, spiega Onorato, che sostiene come “ogni soluzione prospettata, anche finanziaria, è stata rifiutata” e come la sua famiglia non faccia finanza, ma impresa.
Il fondo Clessidra guidato da Claudio Sposito giudica “gravissime e infondate le affermazioni” di Onorato e “si riserva di agire in ogni sede” nei suo confronti “a tutela della propria immagine e per il risarcimento del danno”. In una nota il fondo rileva in particolare che “la mancata fusione tra Moby e Tirrenia non è certo imputabile a Clessidra, ma dipende dal provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato“.
Secondo Tirrenia Compagnia Italiana di Navigazione “il piano industriale originario, approvato da tutti i soci, fu fatto prima dell’acquisizione del ramo d’azienda Tirrenia con i pochi dati disponibili. Solo in seguito si è palesato il sensibile deficit delle tratte in convenzione: per questa ragione è stata applicata una clausola del contratto che prevede la salvaguardia dell’equilibrio economico finanziario grazie alla quale è stato possibile rivedere alcune tratte in perdita”, afferma una nota. “L’amministratore delegato di Compagnia Italiana di Navigazione non si è mai schierato a favore di alcun socio, bensì dalla parte di Tirrenia lavorando costantemente con lo scopo di mantenere i livelli occupazionali, migliorare la flotta e i servizi, unificare i turni di lavoro, migliorare i conti della società, aprire un dialogo con le istituzioni sarde e sviluppare i rapporti con le istituzioni nazionali. Ad oggi tutti obiettivi centrati”, conclude la nota.