Nel dibattito sulla riforma del mercato del lavoro il mondo politici, economisti e sindacati si fronteggiano sull’articolo 18, ma il cosiddetto ‘Jobs Act’ di Matteo Renzi contiene anche la riforma degli ammortizzatori sociali. Ma come funzionerà? Quanti risorse ci sono? Quale cifra spetterà a disoccupati e lavoratori? Il Presidente del Consiglio e segretario Pd durante la direzione nazionale ha affermato che sarà messo a disposizione “un miliardo e mezzo”. Subito Cesare Damiano ha fatto due conti: “Servirebbero a coprire centosettanta mila persone con settecento euro all’anno”. “Non si possono fare le nozze con i fichi secchi” ammette Francesco Boccia e Massimo D’Alema proprio durante la direzione aveva bacchettato Renzi: “La riforma costa dieci volte tanto, perché con un miliardo e mezzo e tre milioni e mezzo di disoccupati spetterebbero a ciascuno 350 euro all’anno. così non si ammortizza proprio niente”. Ieri, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, il governo, con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non ha fatto chiarezza: “Al momento non sono in rado di quantificare le risorse necessarie” rimandando alla Legge di Stabilità che sarà presentata entro la metà del mese di ottobre. “E’ tutto ancora vaghissimo” dichiarava al termine della direzione nazionale, Giuseppe Civati mentre Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, il giorno dopo affermava: “Un miliardo e mezzo, saranno risorse aggiuntive” , ma non si capisce se aggiuntive rispetto allo stanziamento di un miliardo della Cassa Integrazione ordinaria. Il mistero resta fitto dunque e anche chi come il senatore dem Massimo Mucchetti che appena una settimana fa era sicuro che due miliardi sono pochi, ci vogliono tra i dieci e i venti miliardi”, il giorno dopo la direzione nazionale che approvato il Jobs Act torna sui suoi passi: “Non ho fatto i conti, chiedeteli a chi li ha fatti” di Manolo Lanaro
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