Cucina

“Comfort food”, quando il cibo emoziona e diventa ricordo: dalla realtà ai cartoons

Ilaria Mazzarotta, che scrive un libro sull'argomento, lo definisce "cibo dell'anima, come quel divano comodo che non puoi buttare, sul quale passare del tempo da soli, accoccolati con chi sia ama, seduti a chiacchierare con gli amici per condividere un momento piacevole"

di Barbara Giglioli

Una petite madeleine e si risvegliano improvvisamente ricordi dell’infanzia. Così accade che un dolce francese diventi il catalizzatore dell’opera di Marcel Proust “A la recherche du temps perdu”. Un morso e, con semplicità, tutto ha inizio. Oggi spesso il cibo perde il suo senso più stretto di alimento e diventa qualcosa d’altro: una ricerca di un momento perduto, di un attimo passato che, grazie al gusto, torna alla mente. Si chiama “comfort food” ed è il livello più alto che si possa raggiungere attraverso il cibo, è la consapevolezza di come dietro ad un boccone si possa nascondere tutto un contesto che, grazie a quel sapore, viene risvegliato. Ilaria Mazzarotta, che scrive un libro sull’argomento, definisce il comfort food come “quel divano comodo che non puoi buttare, sul quale passare del tempo da soli, accoccolati con chi sia ama, seduti a chiacchierare con gli amici per condividere un momento piacevole”. Il comfort food è quindi innanzi tutto condivisione attraverso le papille gustative.

Succede che il cibo diventi ricordo, e che porti alla mente momenti di vissuto fino a quel momento nascosti. E’ quello che succede, ad esempio, in molti cartoni animati, a rimarcare il forte legame cibo e ricordi infanzia. Ad Anton Ego, critico gastronomico del film Disney Pixar Ratatouille, una forchettata di ratatouille, piatto originariamente povero, e improvvisamente tornano alla mente i ricordi dell’infanzia di Ego, quando, dopo essere caduto dalla bici, mangiò quel piatto a base di verdure preparato dalla madre.

Ma il topino della Disney non è l’unico che con le sue creazioni in cucina scatena momenti di forte tensione emotiva. Anche il cuoco del ristorante dove vanno a cena Lilli e il Vagabondo ha saputo avvicinare i due cagnolini attraverso la buona tavola. E’ bastato un piatto di spaghetti per due e qualche polpettina come condimento. Il cibo è quindi spesso veicolo di innamoramenti, ma anche il nutrire (e non l’essere nutriti) può far nascere sentimenti. Un chiaro esempio è la Bella e la Bestia. Quando nasce l’amore tra i due? Quando la Bestia, con tenerezza, nutre gli uccellini tra la neve. Il cibo nei cartoni animati, però, non è solo innamoramento, ma è anche aiuto importante nei momenti difficili e di maggior tensione. Come dimenticare Braccio di Ferro e i suoi inseparabili spinaci? Un barattolo di erbette verdi, i muscoli si rinvigoriscono e Popeye può risolvere tutto e rendere felice la sua Olivia.
Il cibo nei cartoni animati è quasi sempre visto come momento di distensione e convivialità. Ma quando capita, come per Sebastian nella Sirenetta, di scoprire di essere proprio lui il piatto forte del banchetto, il momento della cena può anche trasformarsi in terrore puro. Se i cartoni animati sono il primo insegnamento dell’infanzia, ben venga che anche nei racconti delle favole sul grande schermo venga data al cibo l’importanza che merita.

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