Il Consiglio dell’Autorità per le comunicazioni (Agcom) ha approvato a maggioranza i nuovi criteri di determinazione dei contributi annuali per l’utilizzo delle frequenze nelle bande televisive terrestri.
A nulla sono serviti i rimproveri dell’Unione europea, le riserve del governo italiano e la netta contrarietà dei piccoli editori.Una decisione, quella dell’Agcom, che comporta uno sconto milionario per Rai e Mediaset sul canone per la concessione delle frequenze. In sette anni, i risparmi si aggireranno sugli 80 milioni di euro per Mediaset, mentre si calcolano 120 milioni di euro in meno per la Rai.
Il vecchio sistema imponeva ai broadcaster di versare l’uno per cento del fatturato editoriale per cui, Rai e Mediaset insieme, versavano all’erario poco più di 50 milioni di euro. Grazie alla nuova delibera Agcom, il futuro si presenta molto più roseo: i milioni da sborsare saranno all’incirca 20.
Una riduzione consistente per le entrate dello Stato, un insperato maxisconto per i maggiori operatori del mercato televisivo italiano, mentre gli editori nazionali più piccoli e le tv locali saranno costretti a pagare cifre proporzionalmente più alte, sebbene scaglionate nel tempo.
Con il nuovo modello, collegato al numero e alla qualità della frequenze e non più alla ricchezza che producono, nei prossimi 18 anni, lo Stato incasserà in totale dai canoni per le frequenze tv 900 milioni di euro (50 milioni l’anno). E il costo dell’affitto di ogni multiplex sarà poco più di due milioni l’anno con il canone che ricadrà sulle società che gestiscono le torri di trasmissione, Rai Way e Elettronica Industriale in primis, e maggiori saranno gli oneri per la La7, Persidera, H3G, nonché sulle società editoriale locali, ben lontane dai fatturati di Rai e Mediaset.
A quanto si apprende, hanno votato a favore della delibera i commissari Antonio Martusciello, Francesco Posteraro e Antonio Preto. Contrario il presidente Agcom Angelo Marcello Cardani. Astenuto, invece il commissario Antonio Nicita che ad agosto si era detto favorevole alla delibera.
Lo scorso 6 agosto, l’Autorità aveva preso in esame l’approvazione dei nuovi criteri per il canone annuale, decidendo, però, di non procedere all’approvazione della delibera in attesa delle deliberazioni del Governo intenzionato ad adottare “modifiche al vigente assetto legislativo della materia”. Un’intenzione non venuta meno.
Lo strumento a disposizione del governo potrebbe ora essere il decreto legge (si parla con insistenza di un intervento sul canone di abbonamento alla Rai) che l’esecutivo potrebbe varare entro la metà di ottobre.