Il lieto fine è arrivato giusto in tempo, sette ore prima della scadenza dei contratti di solidarietà di 1450 lavoratori (sui 1.750 in organico) dell’Ilva di Genova-Cornigliano. L’accordo fra azienda e organizzazioni sindacali, benedetto dal presidente della regione, Claudio Burlando, e dal sindaco della città, Marco Doria, mette in sicurezza per un anno buona parte del reddito di 765 lavoratori, ammessi a rotazione alla cassa integrazione in deroga – in alternanza con la cassa integrazione straordinaria e al lavoro a carico dell’azienda. Con una postilla: coloro che lo vorranno saranno destinati a lavori di pubblica utilità sul territorio del comune di Genova, intascando una “fetta” ulteriore di reddito che porterà gli emolumenti fino al 78% di uno stipendio di sesto livello. In sostanza, fino a un massimo di 2.322 euro lordi (contributi esclusi) che equivalgono a 1.600-1.700 euro netti al mese.
Il costo totale dell’intervento, che durerà fino al 30 settembre 2015, stimato in circa sette milioni di euro, sarà interamente sostenuto dal la Società per Cornigliano, insediata dall’Accordo di Programma del 2005 che chiudeva l’area a caldo. I fondi saranno prelevati dai finanziamenti statali erogati per realizzare la bonifica dell’area, che è ancora lontana dall’essere stata completata. Lunedì prossimo il primo scaglione di lavoratori comincerà a lavorare per il comune di Genova. Saranno impiegati – per 30 ore settimanali – in una serie di interventi che riguardano la manutenzione di parchi pubblici e giardini, dei cimiteri e la riparazione di strade. Le selezioni sono iniziate mercoledì mattina, all’indomani della firma dell’accordo, e proseguono giovedì e venerdì.
Non proprio l’uovo di Colombo, ma un’utile escamotage per integrare il sussidio fornito dalla cassa integrazione, sperando che un intervento legislativo consenta di prolungare alla scadenza, tra un anno esatto, la cassa in deroga. I lavori socialmente utili – del genere di quelli ai quali vengono talvolta assegnati i detenuti in regime di semilibertà – non sono in effetti una novità assoluta per l’Ilva e per Genova. Lo ricorda Bruno Manganaro, segretario generale genovese della Fiom-Cgil, che dice a ilfattoquotidiano.it: “In coda all’Accordo di Programma siglato nel 2005, con il quale venne chiusa l’area a caldo dello stabilimento di Cornigliano, venne concluso col Comune di Genova un patto che riguardò 550 lavoratori sui 2.200 in forza all’epoca. Costoro furono assegnati a lavori socialmente utili, svolti nel territorio comunale del capoluogo e in numerosi comuni limitrofi, ricompresi nella provincia. Il costo di quell’intervento, 5 milioni di euro l’anno per cinque anni (novembre 2005-settembre 2010), fu sostenuto dallo Stato. Del resto l’Accordo di Programma era stato sottoscritto dal governo Berlusconi con l’intervento di ben sei ministeri diversi”.
Manganaro non esclude che il modello Genova possa essere esteso ad altre realtà della siderurgia nazionale, a cominciare ovviamente da Taranto. “Naturalmente i numeri di Taranto sono ben diversi dai nostri, parliamo di migliaia di lavoratori che sarebbero impiegati in lavori socialmente utili. Anche se Taranto non è New York immagino che laggiù non sarebbe difficile mettere a punto un programma di interventi sul territorio come ha fatto il comune di Genova. Il vero problema, semmai, sarebbero i finanziamenti. Ci sarebbero i soldi per finanziare quegli eventuali interventi?”.
Tornando a Genova, la soluzione del caso Ilva ha fatto tirare un sospiro di sollievo generale. I lavoratori rimasti in bilico fino all’ultimo giorno, in caso di fallimento della trattativa avevano preannunciato forme forti di protesta, compresa una contestazione plateale al ministro Lupi, intervenuto mercoledì mattina all’inaugurazione del 54esimo Salone Nautico. Percolo scampato. Il primo a rallegrarsene, martedì sera, era stato il governatore ligure Claudio Burlando che aveva commentato: “Naturalmente non è che finisca la vicenda: ho riproposto con forza, e non solo per Ilva a Palazzo Chigi, il tema amianto, che è una discriminazione che non possiamo accettare per Genova e per la Liguria. Oltre al governo ho sentito anche il Commissario perché ora, passata questa fase così complicata, dobbiamo capire a regime di chi sarà l’azienda, che cosa farà, quanta gente occuperà e potremo farlo in una situazione di tranquillità per le famiglie dei lavoratori che avranno gli ammortizzatori sociali e anche la possibilità di integrare il reddito”.
Burlando ha spiegato al sottosegretario Delrio che l’inchiesta della magistratura genovese su presunte truffe all’Inail (1500 avvisi di garanzia) per false pensioni all’amianto ha bloccato il pensionamento di quasi un centinaio di lavoratori dell’Ilva e altre decine in diverse realtà produttive. Lo stabilimento Ilva di Cornigliano conta su 1740 lavoratori ma i guai dell’Ilva di Taranto, che lavora a scartamento ridotto, ha costretto a contrarre le lavorazioni dei coils prodotti in Puglia. “L’altro elemento – spiega Manganaro – è che si era abbandonata la banda stagnata che ha ancora mercato. La crisi mondiale dell’acciaio ha completato il quadro”.
Lo stabilimento genovese piace al colosso ArcelorMittal, già presente in Italia, e il gruppo Jindal Steel, entrambi indiani, che hanno avuto colloqui col ministro Guidi e col commissario straordinario per l’Ilva, Piero Gnudi. La presentazione delle offerte di acquisto sarebbe imminente. Su questo fronte il sindacato va cauto: “Landini ha spiegato che sarebbe opportuno nazionalizzare l’Ilva, risanarla ed eventualmente metterla in vendita in seguito. Con garanzie rispetto ai livelli occupazionali. Se si procedesse alla vendita immediata agli indiani – dice Manganaro – potrebbero sorgere problemi anche di tipo legale. La famiglia Riva infatti detiene tuttora una quota del capitale e potrebbe opporsi alla vendita. Creando un ulteriore elemento di confusione”.
Per il direttore risorse umane area Nord (che comprende oltre Genova, anche Novi Ligure e le società controllate) di Ilva, Luca Trevisan, “è sicuramente un accordo positivo che dà all’azienda il respiro necessario per poter effettuare gli investimenti, previsti e annunciati, necessari su Genova: rilancio della banda stagnata, attivazione di una linea di taglio, potenziamento della zincatura”. All’agenzia Agi, Trevisan ha citato “gli sforzi dell’azienda con gli stessi enti locali per l’individuazione di eventuali aree di Cornigliano da poter cedere a terzi imprenditori intenzionati a dare occupazione. Ci sono aree che potrebbero essere d’interesse di altre imprese veicolate da enti locali e intenzionate a impiantare attività produttive”. Gli impianti Ilva sono infatti su un’area in concessione, e l’azienda potrebbe anche retrocedere da parte di essa, “ma a patto che chi subentra in quelle superfici si faccia carico dell’occupazione del maggior numero possibile di lavoratori. Ci interessa che vengano attività che diano parecchi posti di lavoro, noi siamo un’azienda labour-intensive e vorremmo che su eventuali aree cedute ce ne siano altrettante per i nostri lavoratori che sono in cassa in deroga”.
Lavoro & Precari
Genova, dipendenti Ilva al sicuro (per ora). Più reddito con lavori sul territorio
L’accordo fra azienda e organizzazioni sindacali mette in sicurezza per un anno buona parte degli stipendi di 765 lavoratori. Per integrare il sussidio fornito dalla cassa integrazione saranno selezionati dal Comune per lavori di pubblica utilità
Il lieto fine è arrivato giusto in tempo, sette ore prima della scadenza dei contratti di solidarietà di 1450 lavoratori (sui 1.750 in organico) dell’Ilva di Genova-Cornigliano. L’accordo fra azienda e organizzazioni sindacali, benedetto dal presidente della regione, Claudio Burlando, e dal sindaco della città, Marco Doria, mette in sicurezza per un anno buona parte del reddito di 765 lavoratori, ammessi a rotazione alla cassa integrazione in deroga – in alternanza con la cassa integrazione straordinaria e al lavoro a carico dell’azienda. Con una postilla: coloro che lo vorranno saranno destinati a lavori di pubblica utilità sul territorio del comune di Genova, intascando una “fetta” ulteriore di reddito che porterà gli emolumenti fino al 78% di uno stipendio di sesto livello. In sostanza, fino a un massimo di 2.322 euro lordi (contributi esclusi) che equivalgono a 1.600-1.700 euro netti al mese.
Il costo totale dell’intervento, che durerà fino al 30 settembre 2015, stimato in circa sette milioni di euro, sarà interamente sostenuto dal la Società per Cornigliano, insediata dall’Accordo di Programma del 2005 che chiudeva l’area a caldo. I fondi saranno prelevati dai finanziamenti statali erogati per realizzare la bonifica dell’area, che è ancora lontana dall’essere stata completata. Lunedì prossimo il primo scaglione di lavoratori comincerà a lavorare per il comune di Genova. Saranno impiegati – per 30 ore settimanali – in una serie di interventi che riguardano la manutenzione di parchi pubblici e giardini, dei cimiteri e la riparazione di strade. Le selezioni sono iniziate mercoledì mattina, all’indomani della firma dell’accordo, e proseguono giovedì e venerdì.
Non proprio l’uovo di Colombo, ma un’utile escamotage per integrare il sussidio fornito dalla cassa integrazione, sperando che un intervento legislativo consenta di prolungare alla scadenza, tra un anno esatto, la cassa in deroga. I lavori socialmente utili – del genere di quelli ai quali vengono talvolta assegnati i detenuti in regime di semilibertà – non sono in effetti una novità assoluta per l’Ilva e per Genova. Lo ricorda Bruno Manganaro, segretario generale genovese della Fiom-Cgil, che dice a ilfattoquotidiano.it: “In coda all’Accordo di Programma siglato nel 2005, con il quale venne chiusa l’area a caldo dello stabilimento di Cornigliano, venne concluso col Comune di Genova un patto che riguardò 550 lavoratori sui 2.200 in forza all’epoca. Costoro furono assegnati a lavori socialmente utili, svolti nel territorio comunale del capoluogo e in numerosi comuni limitrofi, ricompresi nella provincia. Il costo di quell’intervento, 5 milioni di euro l’anno per cinque anni (novembre 2005-settembre 2010), fu sostenuto dallo Stato. Del resto l’Accordo di Programma era stato sottoscritto dal governo Berlusconi con l’intervento di ben sei ministeri diversi”.
Manganaro non esclude che il modello Genova possa essere esteso ad altre realtà della siderurgia nazionale, a cominciare ovviamente da Taranto. “Naturalmente i numeri di Taranto sono ben diversi dai nostri, parliamo di migliaia di lavoratori che sarebbero impiegati in lavori socialmente utili. Anche se Taranto non è New York immagino che laggiù non sarebbe difficile mettere a punto un programma di interventi sul territorio come ha fatto il comune di Genova. Il vero problema, semmai, sarebbero i finanziamenti. Ci sarebbero i soldi per finanziare quegli eventuali interventi?”.
Tornando a Genova, la soluzione del caso Ilva ha fatto tirare un sospiro di sollievo generale. I lavoratori rimasti in bilico fino all’ultimo giorno, in caso di fallimento della trattativa avevano preannunciato forme forti di protesta, compresa una contestazione plateale al ministro Lupi, intervenuto mercoledì mattina all’inaugurazione del 54esimo Salone Nautico. Percolo scampato. Il primo a rallegrarsene, martedì sera, era stato il governatore ligure Claudio Burlando che aveva commentato: “Naturalmente non è che finisca la vicenda: ho riproposto con forza, e non solo per Ilva a Palazzo Chigi, il tema amianto, che è una discriminazione che non possiamo accettare per Genova e per la Liguria. Oltre al governo ho sentito anche il Commissario perché ora, passata questa fase così complicata, dobbiamo capire a regime di chi sarà l’azienda, che cosa farà, quanta gente occuperà e potremo farlo in una situazione di tranquillità per le famiglie dei lavoratori che avranno gli ammortizzatori sociali e anche la possibilità di integrare il reddito”.
Burlando ha spiegato al sottosegretario Delrio che l’inchiesta della magistratura genovese su presunte truffe all’Inail (1500 avvisi di garanzia) per false pensioni all’amianto ha bloccato il pensionamento di quasi un centinaio di lavoratori dell’Ilva e altre decine in diverse realtà produttive. Lo stabilimento Ilva di Cornigliano conta su 1740 lavoratori ma i guai dell’Ilva di Taranto, che lavora a scartamento ridotto, ha costretto a contrarre le lavorazioni dei coils prodotti in Puglia. “L’altro elemento – spiega Manganaro – è che si era abbandonata la banda stagnata che ha ancora mercato. La crisi mondiale dell’acciaio ha completato il quadro”.
Lo stabilimento genovese piace al colosso ArcelorMittal, già presente in Italia, e il gruppo Jindal Steel, entrambi indiani, che hanno avuto colloqui col ministro Guidi e col commissario straordinario per l’Ilva, Piero Gnudi. La presentazione delle offerte di acquisto sarebbe imminente. Su questo fronte il sindacato va cauto: “Landini ha spiegato che sarebbe opportuno nazionalizzare l’Ilva, risanarla ed eventualmente metterla in vendita in seguito. Con garanzie rispetto ai livelli occupazionali. Se si procedesse alla vendita immediata agli indiani – dice Manganaro – potrebbero sorgere problemi anche di tipo legale. La famiglia Riva infatti detiene tuttora una quota del capitale e potrebbe opporsi alla vendita. Creando un ulteriore elemento di confusione”.
Per il direttore risorse umane area Nord (che comprende oltre Genova, anche Novi Ligure e le società controllate) di Ilva, Luca Trevisan, “è sicuramente un accordo positivo che dà all’azienda il respiro necessario per poter effettuare gli investimenti, previsti e annunciati, necessari su Genova: rilancio della banda stagnata, attivazione di una linea di taglio, potenziamento della zincatura”. All’agenzia Agi, Trevisan ha citato “gli sforzi dell’azienda con gli stessi enti locali per l’individuazione di eventuali aree di Cornigliano da poter cedere a terzi imprenditori intenzionati a dare occupazione. Ci sono aree che potrebbero essere d’interesse di altre imprese veicolate da enti locali e intenzionate a impiantare attività produttive”. Gli impianti Ilva sono infatti su un’area in concessione, e l’azienda potrebbe anche retrocedere da parte di essa, “ma a patto che chi subentra in quelle superfici si faccia carico dell’occupazione del maggior numero possibile di lavoratori. Ci interessa che vengano attività che diano parecchi posti di lavoro, noi siamo un’azienda labour-intensive e vorremmo che su eventuali aree cedute ce ne siano altrettante per i nostri lavoratori che sono in cassa in deroga”.
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(Adnkronos) - La richiesta riguarda tutti le tracce trovate nella villetta di via Pascoli dove avviene il delitto, a partire dalle fascette dei rilievi dattiloscopici e le impronte digitali trovate nell'appartamento e sul dispenser portasapone dove - sancisce la Cassazione - si lava l'assassino. L'intenzione degli inquirenti è anche quella di lavorare sui quattro capelli scuri trovati nel lavandino del bagno al piano terra, così come sull'impronta trovata sulla porta d'ingresso dell'abitazione. Per i carabinieri di Milano sul dispenser (oltre alle due impronte di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio) "vi sono numerose impronte papillari sovrapposte che sarebbero state cancellate se il dispenser fosse stato lavato dal sangue" e nel lavandino la presenza di 4 capelli neri lunghi "attestano ovviamente che il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue. Diversamente, i capelli presenti nel lavabo sarebbero stati portati via dall'acqua".
Una tesi smentita dalla stessa Procura di Pavia nella prima archiviazione, di otto anni fa, contro l'indagato Sempio. Un'ipotesi "priva di fondamento logico dal momento che è processualmente accertato che l'assassino aveva le mani imbrattate di sangue e che si è recato in bagno per lavarsi". Il sangue, liquido e solubile in acqua, "viene lavato molto più facilmente dei capelli che, stante la loro forma e lunghezza rimangono molto più facilmente sul fondo della vasca anche dopo il lavaggio del sangue" e si tratta dei capelli di Chiara "recisi a causa dei colpi inferti e rimasti sulle mani insanguinate dell'assassino; la loro presenza attesta semmai che lo stesso si è effettivamente lavato le mani". È peraltro "verosimile che l'assassino non si sia soffermato per verificare l'effetto del risciacquo, ma si sia allontanato rapidamente dalla scena".
I carabinieri sono intenzionati anche ad approfondire un'impronta digitale trovata sulla maniglia della porta di ingresso (ritenuta allora non utile dal Ris di Parma) su cui "non appare sia stata eseguita alcuna indagine biologica mirata ad accertare se quel contatto possa essere stato lasciato da una mano sporca di sangue (della vittima o di altri) o se fosse altra sostanza". Una tesi "oltre che logicamente fallace, non è di alcuna utilità investigativa" essendo stata osservata tre giorni dopo il delitto e trovandosi accanto alla serratura. Una porta toccata da Stasi e da soccorritori e investigatori. "Le tracce papillari, al pari del Dna, non sono databili. È impossibile sapere se quella traccia sia stata deposta il giorno del delitto o nei giorni precedenti (o addirittura in quelli successivi), basti pensare che in sede di rilievo sono state trovate anche le impronte papillari" di alcuni carabinieri coinvolti nelle indagini e di un falegname intervenuto tempo prima nella villetta per effettuare alcuni lavori. Per queste ragioni, concludeva l'archiviazione, "è evidente la totale irrilevanza investigativa della traccia segnalata".
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - ''Per la sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un ponte energetico tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente''. Terna, presentando il piano di sviluppo 2025, conferma gli interventi di interconnessione con l’estero, al fine di ''garantire sicurezza, sostenibilità ed efficienza, tramite la possibilità di mutuo soccorso tra sistemi interconnessi. In aggiunta, queste infrastrutture costituiscono un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo, a fronte della variabilità della produzione rinnovabile''.
Tra i principali progetti pianificati Terna segnala 'Sa.Co.I.3', il progetto di ammodernamento e potenziamento dell’attuale interconnessione tra Sardegna, Corsica e Toscana, il progetto di interconnessione tra Italia e Tunisia 'Elmed', il raddoppio interconnessione Italia-Grecia, che ''consentirà la gestione in sicurezza dell’intera Zona Sud e favorirà approvvigionamenti efficienti di energia, grazie alla possibilità di abilitare nuove risorse attraverso il coupling del mercato elettrico e di mantenere lo scambio di energia tra i due Paesi anche in presenza di manutenzioni''.
Inoltre, nel piano di sviluppo 2025 sono presenti ulteriori progetti di interconnessione, noti come 'Merchant lines', a cura di altri promotori e/o non titolari di concessioni di trasporto. Il numero di tali iniziative ha subito un’accelerazione negli ultimi anni. Risultano in fase di avvio consultazione 11 richieste per oltre 12 Gw di capacità. Terna segnala che la gestione delle richieste di connessione alla rete in alta tensione, principalmente concentrate al sud e nelle isole, permette di ''avere una visione sistemica delle future evoluzioni degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo, così da realizzare uno sviluppo sinergico delle infrastrutture e garantire la massima efficienza nella realizzazione delle opere di rete''.
Secondo i dati di Terna, al 31 dicembre 2024, risultano 348 Gw di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 Gw di solare, 110 Gw di eolico on-shore e 86 Gw di eolico off-shore) e 277 Gw per sistemi di accumulo. Questi numeri, che ''superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dal documento di descrizione degli scenari 2024 Terna-Snam e dai target nazionali, confermano che il Paese rappresenta una significativa opzione di investimento, anche grazie a meccanismi legislativi di sostegno alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e ad una regolamentazione che ne incentiva lo sviluppo'', secondo la società.
In aggiunta, nell’ultimo biennio si è registrata una crescita delle richieste anche per gli utenti di consumo, che prelevano direttamente energia dalla rete di trasmissione nazionale e includono, ad esempio, impianti ad alto consumo energetico. Le richieste di connessione per questi utenti possono riguardare sia l’adeguamento di impianti già operativi sia la connessione di nuovi impianti alla rete. Tale tendenza è attribuibile per larga parte ai centri di elaborazione (data center): al 31 dicembre 2024 le richieste erano pari a circa 30 Gw, dato annuale 24 volte superiore rispetto a quello del 2021. Tali richieste sono principalmente localizzate nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia.
Terna annuncia che ''con lo scopo di favorire una sempre più ampia abilitazione delle rinnovabili e per garantire un’elevata qualità del servizio, in sinergia con i concessionari del servizio di distribuzione, è stato individuato un set di Cabine primarie da potenziare o da connettere alla Rete di trasmissione nazionale''. Il trend di tali richieste di connessione si è ulteriormente ampliato per effetto dei fondi messi a disposizione nell’ambito del Pnrr. Terna ha definito un approccio di gestione delle richieste di connessione basato sulla definizione di 76 'microzone' che ''consentono di modellare in modo efficace un perimetro all’interno del quale studiare soluzioni di connessione e quantificare la capacità rinnovabile addizionale che può essere integrata nella rete''.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Dallo sviluppo di infrastrutture abilitanti e innovative alla garanzia di stabilità e sicurezza della rete elettrica, passando per la risoluzione delle congestioni locali. Sono gli obiettivi del piano di sviluppo 2025 presentato da Terna. ''Considerato il complesso e sfidante contesto elettrico'' Terna comunica di aver ''svolto una importante attività di definizione delle priorità di sviluppo. Sono stati privilegiati gli interventi che offrono il massimo valore per il sistema, individuando soluzioni 'capital light' al fine di ridurre i costi e massimizzare l'efficacia degli investimenti necessari alla transizione energetica''.
Gli interventi previsti dal piano, che consentiranno di operare con una visione di lungo termine in considerazione delle esigenze della rete, rispondono alla necessità di ''sviluppare infrastrutture abilitanti e innovative, funzionali al raggiungimento della capacità obiettivo efficiente, per aumentare i limiti di transito tra le sezioni di mercato e massimizzare lo scambio di energia''. Il programma prevede anche di ''risolvere le congestioni locali, garantendo l’esercizio in sicurezza all’interno delle zone di mercato, tramite la pianificazione di interventi intrazonali''.
Terna punta inoltre a ''rispondere in modo efficiente a tutte le richieste di connessione alla rete attraverso la definizione di un nuovo modello, la Programmazione territoriale efficiente''. Infine sarà garantita ''la stabilità e la sicurezza della rete elettrica e l’integrazione dei mercati tramite le interconnessioni con l’estero, che consentono una gestione flessibile e bilanciata delle risorse energetiche, favorendo gli scambi tra le reti nazionali''.
Nell’orizzonte temporale del piano di sviluppo 2025, la maggioranza degli interventi previsti in esercizio entro il 2030 ha ottenuto l’autorizzazione o è già in fase di autorizzazione. Tra questi figurano le principali opere infrastrutturali dell’azienda, come Tyrrhenian Link, il collegamento hvdc sottomarino a 500 kV che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna. ''L’opera consentirà una maggiore integrazione tra le diverse zone di mercato e un più efficace utilizzo dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili''. L’opera sarà completata entro il 2028.
Tra le opere principali Terna segnala Adriatic Link: il collegamento hvdc tra Abruzzo e Marche da 1.000 MW di potenza lungo circa 250 km, di cui 210 km sottomarini. L’entrata in esercizio è prevista per il 2029. Entro il 2034 sono poi previsti ulteriori rinforzi infrastrutturali tra cui la Dorsale Adriatica: collegamento in corrente continua tra Foggia e Forlì che garantirà il rafforzamento del corridoio adriatico, permettendo un incremento sostanziale della capacità di scambio.
Terna prevede inoltre la realizzazione di importanti infrastrutture che hanno l’obiettivo di aumentare il livello di sicurezza della rete e la capacità intrazonale. Si tratta di interventi che favoriscono lo scambio di energia all’interno della stessa zona di mercato, funzionali all’integrazione delle fonti rinnovabili e alla risoluzione delle congestioni di rete a livello locale. Tra le opere previste, tre collegamenti a 380 kV in Sicilia (Chiaramonte Gulfi-Ciminna, Caracoli-Ciminna e Paternò-Priolo) e uno in Lombardia (Milano-Brescia).
Il Piano di Sviluppo 2025 di Terna si pone l’obiettivo di estrarre maggior valore dagli asset esistenti, tramite interventi di tipo 'capital light', che si basano su strumenti e soluzioni innovative e che si affiancano ai tradizionali interventi infrastrutturali, consentendo di perseguire rilevanti benefici per la rete. L’attività di Terna di pianificazione della futura rete elettrica può contare oggi su iter di approvazione semplificati per le grandi infrastrutture da parte di Arera e Mase. In particolare, l’Autorità, attraverso il meccanismo dell’approvazione per fasi, ha semplificato il processo fornendo strumenti per velocizzare il percorso di progettazione, autorizzazione e realizzazione.
Anche a valle delle recenti semplificazioni normative ''è stato possibile raggiungere una significativa riduzione dei tempip''. La realizzazione delle infrastrutture sarà supportata anche da strumenti che assicurano e garantiscono la sicurezza e la flessibilità del sistema. Su tutti, il Capacity market con cui Terna si approvvigiona di capacità tramite contratti aggiudicati attraverso aste competitive, e il Macse (Meccanismo per l’approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico). La prima asta del Macse sarà svolta da Terna il prossimo 30 settembre.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."