Cinque anni fa, un’alluvione fece 31 vittime. Oggi nei piccoli comuni di Giampilieri e Scaletta Zanclea, in provincia di Messina, i lavori di messa in sicurezza non sono ancora finiti. “Speriamo tutti che non si ripeta un evento simile, forse oggi le conseguenze dell’alluvione non sarebbero le stesse. Ma aspettiamo ancora che venga ampliata la tombinatura e i torrenti inondanti vengano messi in sicurezza: vorremmo che si accelerassero i lavori”, racconta Irene Falconieri, studiosa di disastri ambientali, che l’1 ottobre del 2009 è scampata alla tragedia, riuscendo ad aggrapparsi ad un masso. “A Scaletta hanno avuto anche il problema di alcune ditte che non sono state celeri”, spiega invece Filippo Panarello, deputato regionale del Pd, originario di Giampilieri dove la bomba d’acqua e fango ha spazzato via un intero quartiere. “Dopo l’alluvione – continua Falconieri – è cominciato un processo lunghissimo e complesso: sono stati fatti dei lavori in alcuni corsi d’acqua, come il torrente Divieto e il Saponarà, ma rimangono ancora molti problemi”. A Scaletta Zanclea rimane ancora impraticabile la strada che conduce al cimitero. “C’è un’ordinanza del primo ottobre 2009 che vieta a chiunque di raggiungere il luogo sacro – dice il vicesindaco Gabriele Avigliani – capita che le bare vengano portate da una strada privata, che chiaramente non è sempre disponibile. Certo capita che anche abusivamente la gente salga per accompagnare i propri cari. Finché i lavori non ci permetteranno di raggiungere il cimitero, questo non sarà un paese civile” di Bellotti e Pipitone

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