La decisione del governo francese di non rispettare un piano draconiano di rientro del deficit è la prima decisione sensata adottata da un qualche governo europeo da anni a questa parte. Del tutto insufficiente – non viene messa in discussione la linea della riduzione del deficit – ma finalmente nella direzione giusta.
È giusta per ragioni di merito: più si applicano le politiche di austerità e più la crisi si aggrava e con essa aumenta a dismisura la disoccupazione. Al contrario di quanto dicono a reti unificate e da vari anni i nostri governanti – cambiano le facce e la modalità di stare sul palcoscenico ma non il copione – i sacrifici non solo non sono utili, ma sono dannosi. Ogni sacrificio che il popolo accetta determina una riduzione della domanda interna e quindi un aumento immediato della disoccupazione. Ogni padre che accetta di ridurre i propri diritti sta ponendo le condizioni affinché suo figlio non possa lavorare decentemente mai. I sacrifici che abbiamo fatto non sono inutili: sono dannosi. Che il governo francese metta in discussione il dogma imperante è un fatto importantissimo.
Il governo francese ha ragione sul metodo: per come funziona l’Unione Europea, rispettando le regole non è possibile alcuna scelta positiva, alcuna modifica della situazione. L’unica strada attraverso cui cambiare è quella della disobbedienza unilaterale dai trattati, della violazione palese e consapevole delle norme assurde che stanno condannando alla disperazione intere generazioni di giovani, milioni e milioni di persone. L’unico modo per fermare la guerra che il capitale ha dichiarato contro i popoli europei consiste nello smettere di combatterla dalla parte sbagliata.
Il governo francese apre quindi una strada che occorre immediatamente imboccare. Per questo diciamo a Renzi che invece di continuare a fare il servo della Merkel – che dice di no e obbedisce nei fatti – decida immediatamente che l’Italia aumenterà di due punti in percentuale il deficit di quest’anno. Con due punti di Pil è possibile attivare subito un milione di posti di lavoro: riassetto idrogeologico del territorio, rifacimento degli acquedotti-colabrodo, manutenzione degli edifici pubblici, messa a valore del patrimonio storico e archeologico, abolizione delle liste di attesa in sanità. L’elenco potrebbe continuare perché i lavori utili da fare sono tanti ma il punto è la decisione politica: la Francia ha aperto una strada sta al governo italiano scegliere di percorrerla dando un colpo alle politiche di austerità oppure fare ancora una volta i ruffiani della Merkel, abbassando la testa e continuando ad obbedire ai diktat.
La disobbedienza unilaterale ai trattati e l’utilizzo di soldi freschi per fare posti di lavoro attivati dal pubblico è la strada maestra per uscire dalla crisi: deve essere imboccata subito, senza perdere tempo.