La vicenda del parcheggio che il comune di Roma vorrebbe realizzare a via Giulia, la strada capolavoro del rinascimento romano è nota ai lettori de il Fatto Quotidiano. Sono anni che i cittadini riuniti in un comitato si battono per evitare lo scempio di quel gioiello di storia e cultura e le pagine de il Fatto hanno ospitato articoli di informazione e denuncia. Ultimo il post di ieri pubblicato da Manlio Lilli.
Le ragioni di un nuovo intervento sulla questione stanno in due recenti novità. Da una parte il comune di Roma intende andare avanti nell’esecuzione dell’opera approvando il progetto e firmando la convenzione che autorizza la realizzazione di 236 posti auto. In materia di traffico, il sindaco Marino sta prendendo decisioni anche coraggiose come la prevista chiusura al transito veicolare di via dei Fori imperiali e non si comprende come sia possibile che da un lato disincentivi l’uso dei mezzi privati e in un’altra parte del centro storico autorizzi la realizzazione di un parcheggio. Ma questa è una questione che attiene alle politiche urbane comunali.
E’ invece la seconda questione a far gridare allo scandalo perché in gioco c’è il rispetto delle leggi e il sindaco di Roma ne è il garante. Il parcheggio di via Giulia è stato autorizzato ai sensi della legge Tognoli (n. 122/1989) che prevede esclusivamente (art. 9) la realizzazione di “parcheggi interrati”. Questa stessa dizione compare negli elaborati tecnici del progetto, ma non è vero: il parcheggio è solo parzialmente interrato perché risulta essere fuori terra per un’altezza di circa due metri.
Per comprendere la vicenda occorre ripercorrere la storia urbanistica di quel luogo. Via Giulia si trova a poca distanza dal Tevere e le strade ortogonali ad essa avevano un andamento che scendeva verso il corso del fiume. Il primo mutamento dei luoghi si ebbe nella seconda metà dell’Ottocento quando furono costruiti i lungotevere dei Sangallo e dei Tebaldi ad una quota stradale superiore di circa due metri rispetto a via Giulia. Questa situazione è tuttora leggibile nell’andamento di via Bravaria che scende parallela al lungotevere fino al vicolo delle Prigioni.
Negli anni ’30 una parte del tessuto urbano storico venne demolito e le aree degli sventramenti si trovavano ad una quota di poco minore di via Giulia e, pertanto, molto più bassa di quella dei lungotevere. Il parcheggio verrà realizzato in queste aree e per essere considerato “interrato” come prescrive la legge, avrebbe dovuto essere costruito scavando a partire dal livello del terreno esistente dagli anni ’30.
Il progetto si basa invece su un artificio. Tira infatti una linea virtuale che scende dalla quota del Lungotevere fino a quella di via Giulia e costruisce sotto quel piano inclinato puramente teorico il parcheggio. Così facendo non realizza un manufatto interrato ai sensi di legge: lungo la via Bravaria e lungo il vicolo delle Prigioni, infatti, i disegni di progetto fanno vedere chiaramente che verrà realizzato un manufatto fuori terra per un altezza di circa due metri. Così da una delle più belle strade storiche del mondo si vedrà un orribile piano inclinato che sale verso i lungotevere che non è mai esistito ma è inventato di sana pianta.
E’ inaccettabile. Forse la Giunta comunale di Roma ha rilasciato le autorizzazioni fidandosi di quanto riportato negli elaborati di progetto, e cioè che si trattava di parcheggio interrato, ma, ripetiamo, tale autorizzazione non è conforme alla legislazione vigente.
Il cemento accanto alla città dell’imperatore Augusto e un parcheggio interrato che non è interrato. Troppo perché il sindaco Marino non intervenga tempestivamente: il comune di Roma deve sospendere le autorizzazioni alla costruzione del parcheggio e chiarire il mistero del parcheggio interrato che non è interrato. Via Giulia non può essere sfigurata.