“Io me ne fotto, per dirla alla calabrese, anzi alla reggina. Non sarò il capro espiatorio dell’Italia. Non mi sono strappato le vesti, ma per quel vitalizio ho versato 1.200 euro al mese per 5 anni per cui la cifra che devo restituire deve essere corretta”. Si difende così – ai microfoni de ilfattoquotidiano.it – Enzo Sculco, ex consigliere regionale della Calabria (Margherita) dopo che la Regione, applicando in maniera retroattiva la legge del 2012 del governo Monti, gli ha chiesto la restituzione la somma di 100mila euro. Sulco è, infatti, il primo politico a dover restituire il vitalizio (2700 euro al mese) di cui ha beneficiato nonostante una condanna a 4 anni di carcere per concussione. “Sono stato processato e condannato – spiega – perché un dirigente della Provincia, che aveva il compito di sostituire le porte di un liceo scolastico, ha dichiarato di non essere mai stato minacciato da me, ma di aver pensato che se non avesse dato il lavoro a una determinata impresa, io gli avrei tolto le deleghe per le politiche comunitarie”. Oltre a Sculco, la Regione Calabria ha chiesto la restituzione del vitalizio ad altri due ex consiglieri regionali: Giuseppe Tursi Prato e Mimmo Crea, quest’ultimo condannato nel processo “Onorata Sanità” istruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio. Sculco lamenta il fatto che non sono i soli politici a trovarsi in queste condizioni: “Quanti deputati ci sono condannati nei 70 anni di Repubblica”. L’ex consigliere regionale della Margherita fa pure un esempio citando l’ex segretario della Democrazia cristiana e presidente del Consiglio Arnaldo Forlani. Lo dà per morto, ma a dicembre il leader della Dc festeggerà i suoi 89 anni: “Non so se Forlani è in vita e se non lo fosse anche sua moglie deve restituire la reversibilità, visto che è stato condannato nel processo Enimont” di Lucio Musolino